Ha ripreso il via l'altro ieri il processo scaturito dall'"Operazione Vetus", l'indagine dei carabinieri di Ceccano che smantellò una rete fabraterna di piccolo spaccio di droga in relazione a episodi risalenti al 2014, ed è stato aggiornato al prossimo mese di marzo per ascoltare i primi testimoni. Nell'udienza preliminare del 9 marzo 2016, i principali imputati, il ceccanese Pierluigi Micheli e il frusinate Davide Ceccarelli, erano stati assistiti, nell'ordine,dagli avvocati Calogero Nobile e Raffaele Maietta e avevano patteggiato le rispettive pene: un anno e mezzo per cessione di hashish e marijuana e tre anni e otto mesi per cessione di cocaina.
Rinviati a giudizio, invece, gli altri otto ciociari alla sbarra tra cui i fabraterni Pasquale Cimonte e Claudio Gratis. Alcuni degli accusati contestano il loro presunto ruolo di spacciatori ma hanno ammesso, invece, di essere abituali acquirenti e consumatori sin dall'udienza dello scorso 28 marzo, quando il giudice acquisì al contempo la trascrizione completa delle intercettazioni con cui gli inquirenti ricostruirono i rapporti tra i protagonisti. Le indagini scattarono, infatti, proprio da una controversia accesasi durante una conversazione telefonica per via di un mancato pagamento. Da lì in poi una serie di pedinamenti, interrogatori, appostamenti, altre intercettazioni e perquisizioni da parte dei carabinieri, che risalirono ai rifornitori e ai collegamenti. La droga, oltre a essere spacciata in una casa di campagna, sarebbe stata appositamente nascosta in spazi aperti, fessure dei muri e, persino, in una piccola edicola con una statuina della Madonna in modo da ritirare le dosi e lasciare le somme pattuite. Prossimamente, dunque, parola ai testimoni del "self service"made-in-Ceccano.