Franco Castagnacci a processo per droga. È fissato a venerdì 1 dicembre il processo, con rito abbreviato, nei confronti dell'uomo attualmente detenuto nel carcere di Velletri per l'omicidio di Emanuele Morganti. A fine luglio Castagnacci, che era agli arresti domiciliari dal 1° giugno perché fermato con 15 grammi di cocaina, era finito dietro le sbarre in esecuzione di un ordine di custodia cautelare.
I carabinieri del Reparto operativo - Nucleo investigativo, in collaborazione con i militari delle compagnie di Frosinone, Alatri e Anagni, avevano eseguito tre ordinanze firmate dal gip Ida Loguluso su richiesta del sostituto procuratore Vittorio Misiti. Il cinquantenne Castagnacci, dai domiciliari dunque era passato in carcere, mentre agli arresti domiciliari, in quell'occasione, erano finiti la sua consorte, sposata il 24 aprile, l'albanese Florida Piku, 47, e Giorgio Boezi, 38, di Alatri. Secondo le accuse, ai tre viene contestato il reato di concorso in detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti quali hashish e cocaina.
Dopo l'omicidio di Morganti, i carabinieri avevano messo sotto controllo una serie di soggetti, anche non direttamente interessati dal caso. Castagnacci veniva così sorpreso, lo scorso 1° giugno, in auto con 15 grammi di cocaina. Per lui scattava l'arresto da parte dei militari del Nucleo radiomobile di Alatri. Ma l'attività investigativa proseguiva. I carabinieri, infatti, continuavano a indagare sullo spaccio e sui collegamenti sull'asse Frosinone-Alatri.
Il sospetto dei carabinieri, sin da subito, è che l'episodio del 1° giugno non fosse circoscritto. Così hanno intensificato la vigilanza nei confronti di Castagnacci. Una vigilanza discreta anche se Franco era ristretto ai domiciliari. Stando alle accuse che ora gli vengono mosse e dalle quali dovrà difendersi, assistito dall'avvocato Marilena Colagiacomo, avrebbe continuato a reggere le fila dell'attività. Per l'accusa, Castagnacci avrebbe gestito l'attività di spaccio, nonostante le restrizioni imposte dal regime dei domiciliari, avvalendosi dei suoi collaboratori. A loro avrebbe fornito istruzioni sulle modalità di approvvigionamento delle sostanze stupefacenti, di cessione agli acquirenti e perfino del recupero crediti nei confronti di chi non aveva saldato il conto. Al vertice del gruppo c'era comunque Castagnacci, per l'accusa «capace di manovrare e gestire gli altri due» che, peraltro, non si sarebbero limitati a «una fase meramente esecutiva».
Mentre la Piku è processata a parte con rito immediato (l'udienza si è tenuta la scorsa settimana), per Castagnacci e Boezi si procederà con l'abbreviato.