Scarcerato in attesa del processo. Ha rischiato che l'appello si celebrasse quando era ancora ai domiciliari perché da un'altra parte la condanna risultava definitiva. È durata dodici giorni la "bizzarra" vicenda di cui è stato protagonista, suo malgrado, un ferentinate, V.F. di 58 anni, finito ai domiciliari per una pena che definitiva non è.
A monte ci sarebbe una svista, passata inosservata che ha fatto diventare inappellabile una sentenza. Che, invece, è stata impugnata. Ora l'errore è stato corretto dal tribunale di sorveglianza di Brescia. Al cinquantottenne due settimane fa era stato notificato l'ordine di esecuzione per una condanna, a un anno e sei mesi, del marzo 2012, ma due giorni dopo gli è arrivata un'altra comunicazione della Corte d'appello di Brescia: il 19 dicembre c'è l'appello.
Il ferentinate era stato condannato in primo grado, insieme al figlio e al consuocero, per truffa per l'acquisto di bestiame a Cazzago San Martino. L'accusa era di aver pagato 34.000 euro con assegni risultati scoperti. Dopo una serie di controlli incrociati, i carabinieri della stazione di Cazzago San Martino, avevano tratto in arresto i tre uomini a Leno, sempre nel Bresciano, mentre ad una pesa pubblica stavano per acquistare altri quindici tori dallo stesso allevamento. Nel marzo del 2012 il processo, a Brescia, si era chiuso con una condanna per tutti a un anno e mezzo. Al momento di procedere con l'esecuzione della pena, a Brescia nessuno si è accorto che l'appello era pendente. Ma se gli altri due hanno beneficiato dell'affidamento in prova, il terzo, per via di vecchi precedenti, è finito ai domiciliari. L'avvocato del cinquantottenne, Antonio Ceccani, ha interpellato il tribunale di Sorveglianza di Frosinone e da questo quello di Brescia. Quindi il lieto fine, in attesa che l'appello si celebri per davvero.