Da Frosinone erano arrivati a Terracina per festeggiare il primo compleanno di un bambino. Oltre un centinaio di invitati appartenenti a una famiglia rom del capoluogo ciociaro.
Genitori, nonni, zii, bisnonni e parenti vari presero parte, l'11 agosto 2013, a un pranzo con i fiocchi in un noto ristorante sul lungomare di Terracina. Tra pesce, ostriche e champagne la comitiva si divertì per tutto il giorno, ma quando venne il momento di pagare iniziarono i problemi per il proprietario del locale.
I nonni del bambino, in base alle accuse, avrebbero minacciato il ristoratore. «Adesso ti prendi questi e fatteli bastare. Altrimenti finisce male», avrebbero detto all'uomo allungandogli un assegno di undicimila euro che copriva solo in parte l'intero ammontare del conto, che si aggirava sui ventimila euro.
Ma, al momento di incassare il titolo, il ristorante ha scoperto che la firma era falsa e portava il nome di un certo Antonio Capuozzo. Il ristoratore si è trovato così con nulla in mano e altro non gli è rimasto se non presentare denuncia contro coloro che avevano organizzato il banchetto in quel lontano giorno di agosto di quattro anni fa.
Le indagini si sono allora concentrate su tre persone, i nonni paterni del bambino e il bisnonno, accusati del reato di truffa. Sarebbero stati loro a contrattare con il proprietario del locale. Così per i tre, difesi dagli avvocati Giuseppe Dell'Aversano e Tony Ceccarelli, si è aperto un processo, davanti al giudice monocratico del tribunale di Latina.
Ieri era in programma, davanti al giudice onorario Pierluigi Taglienti un'udienza per sentire i testimoni. Complice però l'assenza di uno dei due legali del terzetto, impegnato in un'altra udienza al tribunale di Frosinone, l'udienza è stata rinviata per legittimo impedimento al 10 di settembre del 2018.