«Non restare in silenzio davanti alla violenza.Non siamo soli, c'è un mondo che ci vuole bene, quel mondo fatto di persone esperte che non ci abbandoneranno mai, di familiari, amici e tutti coloro che sanno dare il giusto valore alle parole amore, rispetto e condivisione.Non dobbiamo aver paura di esprimere le nostre idee, i nostri pensieri,anche se possono essere diversi da quelli degli altri.Niente può far scaturire una rabbia che uccide».Sono questi alcuni messaggi che Vanessa Villani, 35 anni, giovane mamma coraggio di Ferentino, con una forza e determinazione che sono davvero un grande esempio per tante vittime di violenza, rivolge soprattutto ai giovani e alle donne che ancora non riescono a trovare il coraggio di dire: basta.E lo fa con quel coraggio e quegli occhi pieni di speranza.Quegli occhi che si temeva non riaprisse più, dopo quel terribile giorno del 17 marzo di quattro anni fa, quando è stata ridotta in fin di vita dal compagno, ormai ex, padre di suo figlio.Colpita a bastonate nel sonno il giorno in cui aveva deciso di andar via di casa, stanca della gelosia dell'uomo.A trovarla in una pozza di sangue era stata la madre.Accanto a lei suo figlio, all'epoca dei fatti aveva tre anni.Vanessa fu trasferita al policlinico Umberto I di Roma dove rimase in coma per oltre un mese.Nove anni di reclusione: è la condanna per tentato omicidio inflitta a Davide Bianchi.Vanessa ha ripreso in mano la sua vita quando ha riaperto gli occhi.Accanto a lei la sua splendida famiglia.

Il 25 novembre è la giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Cosa si sente di dire alle vittime? "Più di ogni cosa vorrei che ricordassero e ripetessero in continuazione una parola.Denuncia.Solo e soltanto denuncia.Voglio parlare direttamente con ognuna di loro, in prima persona.Non avere paura.Denuncia chi ti fa del male, riprendi in mano la tua vita.Ci sono tantissime persone che possono aiutarti.La vita presenta degli ostacoli, ma noi dobbiamo essere forti per superarli.E ci si può alzare più forte di prima.La vita è meravigliosa, è un bene prezioso che va custodito profondamente e nessuno ha il diritto di portarcela via.Dalla violenza non ci si salva, ecco perché bisogna cogliere i segnali di pericolo all'istante e scappare chiedendo aiuto.Ai tanti punti interrogativi si può dare risposta, non si parla con il muro".

E a chi ci si può rivolgere? "Innanzitutto denunciare gli abusi e le violenze alle forze dell'ordine. Ci sono tanti centri di ascolto, associazioni, il Telefono Rosa, che sono una luce nel tunnel da cui è possibile uscire. E poi bisogna chiedere aiuto alle persone che ci vogliono bene e vogliono soltanto vederci sereni e felici. Spesso quando si soffre si vuole rimanere soli, ma se io lo avessi fatto sarei morta dentro. Non bisogna aspettare, perdere tempo per farsi aiutare. Dobbiamo essere noi gli artefici della nostra guarigione. È importante, poi, che ci siano sportelli a cui rivolgersi almeno nei comuni più grandi".

Spesso porta la sua testimonianza ai giovani, attraverso importanti iniziative che si svolgono sul territorio... "Ogni evento offre un insegnamento diverso, con diverse sfaccettature, ma prevale sempre il rispetto. Credo sia importante far capire alle future generazioni il valore del rispetto verso il prossimo e, in questo caso,verso le donne. E riscontro che c'è tanto impegno da parte delle scuole a formare i ragazzi. È fondamentale anche insegnare ad accettare eventuali sconfitte sui campi da gioco e far comprendere che ci potrà essere sempre un'altra occasione".

E ai genitori cosa vuole dire? "Vorrei dire che nonostante gli impegni quotidiani, il lavoro, il correre dalla mattina a sera, dobbiamo trovare il tempo,  anzi,dobbiamo dedicare molto più tempo ai figli. Far capire loro che ci siamo sempre, che possono contare su di noi, che non siamo solo genitori ma anche amici".

Lei si sente miracolata? "La mia salvezza è solo un miracolo. La forza della speranza, della preghiera. Le mie condizioni erano critiche, mancava poco alla mia fine. I medici imploravano solo la preghiera ai miei genitori». E proprio i suoi genitori, il suo bambino e tutte le persone che le sono state accanto, le hanno permesso di essere la donna forte che è oggi e che, con la sua testimonianza, è un grande esempio per chi è vittima di violenza".