Nessun colpevole. Tutti assolti. Il processo per il crollo del conservatorio di musica, per la nevicata del febbraio 2012, si è concluso ieri pomeriggio quando il giudice Sandro Venarubea ha letto il dispositivo. Dunque sono stati assolti "perché il fatto non sussiste" Luigi Gaetani, 63 anni di Veroli, Alberto Accinni, 69 di Patrica, Antonio Trento, 62 di Frosinone, Mario Cretaro, 66 di Veroli, direttore di cantiere e Leonardo Zeppieri, 57, difesi dagli avvocati Andrea Todini, Vittorio Vitali, Mario Di Sora, Vittorio Perlini, Maria Pia Coreno e Giampiero Quadrini.
Erano finiti sotto accusa per i reati di crollo di costruzioni e delitti colposi di danno: Gaetani nella qualità di architetto redattore del progetto delle opere in carpenteria metallica della copertura del corpo C del conservatorio e della relazione di calcolo delle strutture metalliche, Cretaro di direttore di cantiere, Accinni di progettista e direttore dei lavori di costruzione del conservatorio, Trento di collaudatore delle opere e Zeppieri in qualità di rappresentante legale della società che avrebbe dovuto realizzare le opere. Ma queste, alla fine furono realizzate dalla ditta Santamaria, il cui titolare, Antonio Santamaria, venne indagato in aula, e oggi comparirà davanti al tribunale di Frosinone per essere giudicato a parte. Peraltro, il pubblico ministero, il procuratore Giuseppe De Falco, aveva chiesto l'assoluzione solo per Zeppieri, chiedendo invece due anni per Gaetani, Accinni, e Trento e un anno e mezzo per Cretaro.
Il processo ha avuto uno svolgimento contrastato. Forti sono stati gli scontri, soprattutto tra i consulenti delle difese e quello del pubblico ministero. Peraltro, il giudice dopo la discussione aveva deciso di rivolgere dei quesiti all'ingegner Remo Calzona, consulente del pm, che, poi, nell'udienza del 27 settembre 2017, era stato risentito per chiarimenti. Evidentemente il giudice - ma questo emergerà solo dopo il deposito delle motivazioni - non ha ritenuto provate le accuse, fondate su un'ipotesi di difetto di costruzione, a sostegno dell'accusa. Sulla decisione potrebbe aver pesato il fatto che il crollo avvenne di notte con il conservatorio chiuso.
Altrimenti, come aveva rimarcato il pm nel chiedere le condanne, poteva essere una carneficina. De Falco aveva evidenziato quelle che, a parer suo, erano «gravissime carenze» progettuali e di collaudo. Il procuratore aveva battuto sul fatto che mancava un progetto esecutivo, che il progetto era di massima e che «la relazione di calcolo è stata sommaria». Il procuratore aveva posto l'accento anche sulle fasi di assemblaggio delle componenti metalliche e sulla bontà delle stesse, considerato che si tratta di «strutture così ardite». Critiche espresse per le mancate prove sui materiali dopo la messa in opera e sul collaudo. Per il quale - secondo il pm - ci si è limitati a «un'ispezione visiva». Forti dubbi pure sulla bontà delle saldature («come fanno a non accorgersi che le saldature sono fatte male?», si era chiesto De Falco) Per la procura non si è trattato di uno tsunami, evento questo imprevedibile, ma di «90 centimetri di neve».
Le difese, invece, avevano ragionato su altri termini, ritenendo la nevicata un fatto eccezionale e che l'opera era stata realizzata rispettando i parametri di legge dell'epoca per i carichi sopportabili da tali strutture. E su questo si era giocata gran parte della battaglia delle consulenze. Per quello del pm il peso della neve era di 90 chili a metro quadrato, mentre i consulenti della difesa arrivano a ipotizzare un carico dai 240 fino a 300 chili. Altra battaglia sul carico massimo tollerabile secondo la normativa vigente che, negli anni, è cambiata al ribasso. E anche su questo i periti non si sono trovati d'accordo. Uno dei consulenti delle difese, senza giri di parole, era arrivato ad affermare: «Se un colpevole mi si chiede, è la neve». Le difese ha rimarcato che la struttura è stata in piedi per tredici anni, cosa che non sarebbe avvenuta - secondo la tesi degli imputati - con una progettazione non adeguata e un collaudo carente come sostenuto dall'accusa. La difesa ha puntato sui poteri discrezionali del collaudatore nel decidere quali parti dell'opera collaudare. Evidenziato poi che i progetti e i calcoli erano stati avallati dal genio civile.