Arrivata al Comune di Atina una doppia ingiunzione di pagamento di 6.000 euro ciascuna. Sono entrambe relative a sanzioni elevate per l'uso del depuratore comunale di via Lungo Melfa, ai confini con il territorio di Casalattico. A inviare le ingiunzioni sono stati l'Arpa Lazio e il Comando di Atina del Corpo Forestale dello Stato.
I motivi delle sanzioni sono da ricondurre, secondo quanto riportato nell'atto giunto a palazzo Ducale, alla non applicabilità di alcune norme del decreto legislativo 152 del 2006 che impongono il rispetto di procedure per chi effettua scarichi di acque reflue o fognarie senza l'autorizzazione di rito.
La vicenda del depuratore di Atina ha riempito di carte bollate più di una pagina della sua più o meno recente storia. Solo ripercorrendo il 2017 si segnalano momenti che hanno avuto il depuratore come protagonista di situazioni messe in luce da movimenti ambientalisti o da semplici cittadini.
Ad aprile scorso i volontari del gruppo locale di Fare Verde, perlustrando le sponde del Melfa nei pressi del depuratore, rinvenivano una discarica; lo stesso tratto era oggetto di intensa opera di pulizia da parte di volontari e del Comune di Atina, in vista della prova ufficiale per il campionato nazionale italiano di pesca a squadre che si svolgeva lungo quelle sponde.
Un mese dopo lo stesso Comue di Atina faceva sapere che l'Arpa Lazio aveva effettuato il prelievo al depuratore, in particolare al collettore che si immette nel primo pozzetto dopo il trattamento, prima che le acque si riversino nel corpo recettore rappresentato dal fiume Melfa con risultati positivi visto che erano inferiori a quelli della tabella di riferimento riportata nel decreto 152.
Ultimo episodio quello di settembre scorso, quando gli attivisti del Movimento 5 stelle organizzarono una visita presso i siti di Atina, in particolare al depuratore di via Lungo Melfa e alla discarica di Limata. Sul depuratore espressero dubbi sul fatto che fosse in servizio, visto che i «liquami nel fiume Melfa proverebbero il contrario».