Pozzi, sentieri, voragini: il cadavere di Armando Capirchio si sta cercando ovunque. Dopo giornate di maltempo, ieri le ricerche sono riprese a tutto campo. Con Monte Calvo nuovamente setacciato. I carabinieri hanno esteso le ricerche anche sul lato della "montagna maledetta" che dà su Monte San Biagio.
Da diciotto giorni è come cercare un ago in un pagliaio. Ma ora gli elementi in mano agli inquirenti sembrano molti. Innanzitutto ci sono due nomi, quelli di padre e figlio, rispettivamente di 50 e 20 anni, residenti a Vallecorsa, entrambi indagati per omicidio e occultamento di cadavere. Ma non sono i soli ad essere sospettati di aver fatto fuori Armando. Tanto che nelle prossime ore il numero degli indagati potrebbe aumentare.
La pista più verosimile è quella di una vendetta consumata tra pastori. I motivi? Ancora non sono chiari, ma vanno dai più banali, confini territoriali e bestiame, a questioni più serie, vendette premeditate e movente passionale. Nel mare magnum delle ipotesi, una certezza: il sangue ritrovato su alcune pietre e bastoni rinvenuti lungo il sentiero che Armando percorreva ogni giorno è umano.
Oggi il pm Vittorio Misiti affiderà l'incarico a un biologo del Ris che dovrà stabilire se quel sangue appartiene al pastore scomparso. La novità è stata notificata ieri alla famiglia Capirchio attraverso l'avvocato Filippo Misserville e ai due indagati tramite l'avvocato Massimo Terrinoni.
In caso affermativo, si avrebbe la conferma di una colluttazione avvenuta tra Armando e i suoi assassini. Il plurale è d'obbligo perché secondo gli inquirenti l'omicidio sarebbe stato commesso da più persone. E per questo il numero degli indagati è destinato a lievitare.
Il comando provinciale dei carabinieri, diretto dal colonnello Fabio Cagnazzo, è sulle tracce di quella che appare come "banda assassina", mentre gli inquirenti continuano a raccogliere testimonianze e riscontri alle dichiarazioni degli indagati.