La rabbia e la delusione non si placano. Del resto sono passati solo dieci giorni da quando 532 degli 832 interinali della Fca sono stati liquidati con un sms dell'agenzia interinale. In fabbrica ne sono rimasti solo 300. Ma insieme a loro ci sono tutti i 4.300 operai "storici" che dopo un lungo calvario di cassa integrazione e solidarietà a inizio del 2017 hanno visto cessare gli ammortizzatori sociali e sono tornati in fabbrica.
Una fabbrica completamente rinnovata dove sono stati investiti miliardi: ciò a dimostrazione che per l'azienda il polo Alfa di Cassino resta strategico e non si ferma alle prime difficoltà del mercato. Dal gruppo di Fca non si leva nessuna voce ufficiale, ma la replica in qualche modo arriva con i fatti. Proprio per "aggredire" il mercato in difficoltà con nuovi modelli di gamma premium, il prossimo mese sarà infatti presentato alla stampa internazionale il Suv Stelvio Quadrifoglio made in Cassino: il prezzo base è di 95.000 euro.
Poi dovrebbe arrivare anche un nuovo modello è, a quel punto, si potrebbe aprire uno spiraglio per i 532 ex interinali messi alla porta. Ma ovviamente da Fca c'è massimo riserbo sul caso. Dopo aver annunciato 1.800 posti di lavoro, nessuno ha intenzione di alimentare false illusioni. Ma la certezza è che il piano industriale andrà avanti e che il piano Alfa andrà avanti. Questo è il messaggio che proverà a veicolare anche la Uilm nell'assemblea di domani al Boschetto: nell'occasione verrà presentata una forma di sostegno al reddito per chi ha interrotto il rapporto di lavoro il 31 ottobre: oltre la domanda Naspi si potrà avere un contributo di circa 750 euro.
L'appello di Articolo Uno
Intanto sul caso Fca e sui 532 ragazzi mandati a casa resta ancora alta l'attenzione del mondo politico che oggi con il coordinamento locale di Articolo Uno-Mdp lancia un accorato appello che suona come un monito tanto all'azienda tanto al Governo. Spiegano i demoprogressisti: «Noi, assieme a quelli di Sinistra Italiana con Marco Maddalena e i comunisti di Paolo Ceccano, siamo stati gli unici che mercoledì si sono visti al presidio Fiom davanti alla Fca per testimoniare ancora una volta la loro vicinanza concreta per tutti i lavoratori. C'eravamo a dimostrare la nostra vicinanza alla lotta dei lavoratori molti altri si sono fermati alle testimonianze sui giornali e poco altro. Il problema c'è è c'è sempre stato, peccato che per accedere i riflettori sul tema dell'occupazione, soprattutto giovanile, sono serviti 500 lavoratori a cui non è stato rinnovato il proprio contratto all'interno dello stabilimento. Altri, meno "fortunati" perché le loro aziende non sono multinazionali e quindi hanno poca attenzione da parte dei novelli paladini della difesa occupazionale del territorio, li stanno perdendo nell'indotto. Come Mdp – continua il gruppo cassinate – abbiamo accolto favorevolmente le iniziative portate avanti dalle sigle sindacali e la recente – quantomeno tardiva- attenzione posta dal governo della Regione nei confronti della scadenza dei contratti interinali in Fca.
Chi ci taccia di odio politico per la semplice affermazione della realtà dei fatti faccia un migliore uso della carta stampata e ricostruisca la vicenda dei 1800 posti di lavoro promessi a questo intero territorio. Che Fca esca allo scoperto e il governo raccolga – sedendosi dalla parte dei sindacati stavolta - le istanze provenienti dal territorio al fine di garantire una serenità economica a quest'area già martoriata dalla crisi. Un atteggiamento diverso da parte di entrambi non farebbe che confermare l'opinione dei cassinati su questa faccenda: un gioco di prestigio sui numeri messo in piedi a regola d'arte che lascia intravedere la grande illusione prima della fine dello spettacolo».
Sul fronte sindacale si leva invece la voce della FlmU-Cub. Il sindacato di base argomenta: «Esistono ancora margini per ottenere la stabilizzazione dei lavoratori precari. Noi non abbiamo boicottato, anzi abbiamo partecipato allo sciopero: certo, se anche le altre organizzazioni sindacali avessero scioperato prima dei licenziamenti e non dopo, forse avremmo avuto più possibilità di incidere sulle scelte che l'azienda avrebbe maturato nelle ore successive».