Una requisitoria durata mezz'ora. Tanto ci ha messo il pubblico ministero Adolfo Coletta a ripercorrere i punti salienti dell'inchiesta "Clean city" sull'appalto dei rifiuti che, nel 2013, venne aggiudicato dal Comune di Frosinone alla Sangalli. Per quell'aggiudicazione, il pm ha chiesto una condanna a tre anni per l'ex vice sindaco Fulvio De Santis e l'architetto Giovanni Battista Ricciotti, accusati di corruzione, e a due anni per l'imprenditore di Vallecorsa Giancarlo Tullio per la sovrafatturazione. Il Comune di Frosinone ha chiesto un risarcimento danni di 600.000 euro.

L'appalto di Frosinone
Il pm ricorda che «i Sangalli erano stanziali a Frosinone». Fa riferimento a un precedente contatto dei Sangalli con l'ex assessore Amedeo Mariani di Ferentino, il quale avrebbe detto ai Sangalli di esser «capace di interagire» con gli uffici del Comune di Frosinone per un bando tarato sulla Sangalli. Per Coletta è «plasticamente evidente il preconfezionamento del bando». Solo che, essendo tali accordi intervenuti prima del voto a Frosinone, cambiata l'amministrazione, per dirla con Coletta, i Sangalli si accorsero di aver puntato sul «cavallo sbagliato». Ma non per questo persero tempo.

I nuovi contatti
Daniela Sangalli, figlia del fondatore dell'azienda, si vede allora con il nuovo vice sindaco Fulvio De Santis, interessato – come dirà la stessa – a implementare la raccolta differenziata. L'accusa punta l'indice su un incontro al ristorante "Bassetto" tra la Sangalli e De Santis che gli presenta l'architetto Ricciotti. Il pm sostiene, sulla base di quanto detto dalla Sangalli, che l'assessore avrebbe chiesto un nominativo per la predisposizione del capitolato. In quella sede – è l'ipotesi accusatoria – sarebbe emersa la Idecom. Per il pm alla base di tale affidamento c'è un'«indubbia e grave anomalia». Perché – è il ragionamento del pm – la Sangalli avrebbe concordato con gli amministratori la fornitura dei curricula. «L'unico che non conosceva la Idecom – ha rimarcato il pm – era il dirigente Loreto che dice di aver comparato i curricula e a questo proposito chiedo la trasmissione degli atti alla procura per falso ideologico sulla delibera». Il pm ha evidenziato profili di falsa testimonianza sulle deposizioni di altri amministratori, senza però citarli. Ha aggiunto che se l'obiettivo di scegliere la Idecom era cercare una ditta indipendente da Frosinone così non è stato. Perché la Idecom era già stata consulente della Provincia e di altri Comuni ciociari. Per Coletta «De Santis doveva riferire in giunta che quella società era stata indicata da Sangalli». Secondo il pm «la cartina di tornasole del preconfezionamento del bando è una gara da 26 milioni di euro con un unico offerente e un rischiosissimo ribasso dello 0,30%». L'accusa ha citato un'intercettazione nella quale De Santis diceva a Daniela di non rivolgersi a nessun altro e che l'intermediario era Ricciotti. La tangente per l'accusa l'avrebbe chiesta allora Ricciotti, il 10% dell'appalto, richiesta ritenuta esosa dai Sangalli, che avrebbero proposto i maggiori costi derivanti dall'appalto oltre i cinque milioni (la remunerazione della ditta). «Viene così raggiunto l'accordo corruttivo», ha aggiunto il pm. Il quale ha puntato pure sulla richiesta fatta da Ricciotti alla Sangalli di «sostegno» alla campagna elettorale di De Santis per le regionali.
Coletta ha poi analizzato la posizione di Tullio contestando la sovrafatturazione che sarebbe servita ai Sangalli per procurarsi la provvista di denaro per pagare le tangenti.