In ballo c'è molto di più degli 830 interinali. Ci sono i 1800 posti complessivi promessi dall'ad Sergio Marchionne entro il 2018, il giorno in cui l'allora premier Renzi visitò lo stabilimento. In ballo, cioè, c'è una prospettiva che non ha più i suoi contorni rosei ma si tinge di preoccupazione mista ad ansia. Un intero territorio provincia, e non solo, ha gli occhi puntati su Cassino e sulla sua fabbrica all'avanguardia. Un sito definito il "motore" del gruppo che inizia a viaggiare con un pizzico di lentezza a causa del calo del 10 per cento della produzione dovuto al cambio delle regole sulle auto d'importazione in Cina. Con questo "clima" orientale dovuto alla riduzione del numero di Alfa Romeo vendute nell'enorme paese asiatico negli ultimi mesi, ora è l'Occidente a tremare. Le immatricolazioni complessive di Alfa Romeo, tuttavia, continuano a crescere ma quelle 150.000 unità da consegnare entro l'anno appaiono un obiettivo lontano da raggiungere. Ecco allora che se i numeri fanno presagire un conto di poco superiore alle 100.000 unità, le conseguenze sullo stabilimento di Cassino non potranno essere quelle messe in preventivo. E ad avere timori non sono solo i neo assunti ma pure tutti quei ragazzi, provenienti dall'intera provincia, che erano in fila. In attesa che arrivasse anche il proprio turno.

I riflettori del mondo sullo stabilimento Fca di Piedimonte San Germano, quello dove Marchionne ha voluto far rinascere il marchio Alfa Romeo con Giulia prima, e Stelvio poi. E già altri sono i modelli in cantiere, dalla Giulia Coupè, all'ammiraglia Alfetta, fino ad arrivare a un Suv di più grandi dimensioni. Ma i buoni propositi di Marchionne, unitamente alle speranze del territorio, rischiano di andare ad infrangersi contro la dura legge dei numeri che, con la loro forza intrinseca, non lasciano spazio a diverse interpretazioni su quello che sta accadendo nella fabbrica ai piedi dell'Abbazia di Montecassino, motore dell'economia del Lazio Meridionale dove lavorano circa 5.000 operai provenienti non solo dalla Ciociaria ma anche dalla provincia di Latina, dal molisano e dal casertano.

I numeri
E cosa dicono i numeri dello stabilimento? Che il rapporto tra le auto vendute e gli operai assunti è assolutamente sbilanciato. Lo spiegano i sindacati che evidenziano come la media è sproporzionata: in esubero ci sarebbero non solo i circa 800 neo assunti interinali, ma anche qualche centinaio di tute rosse tra le 4.300 assunte a tempo indeterminato. Cosa fare, dunque, in questa situazione? Non confermare i contratti, dare una proroga solo ad alcuni ed altri no, sarebbe la firma di Fca sul fallimento del progetto Alfa Romeo che, per Cassino, lo ricordiamo, prevedeva ben 1.800 assunzioni. Altri mille giovani sono difatti in attesa di essere assunti dopo aver fatto tutti i colloqui e le visite mediche. Ma Marchionne e Altavilla - che stanno attentamente studiando la situazione - ovviamente non hanno alcuna intenzione di mettere questa firma. Si potrebbe quindi procedere con una proroga per tutti: ma il dato di fatto è che la produzione di Giulia è Stelvio, così com'è l'impostato della produzione di Cassino - ovvero 265 unità a turno - è oggettivamente in esubero.
Le vetture del Biscione, difatti, anzichè finire nei concessionari sono perlopiù ferme nei piazzali e nei parcheggi dei vari porti. Quindi se non ci sarà una netta ripresa del mercato, in particolar modo di quello cinese, appare difficile se non impossibile mantenere questi ritmi di produzione. Per questo l'ipotesi al vaglio è di partire già da subito con un taglio delle maestranze: ma fino a ieri pomeriggio né le sigle sindacali, né le agenzie interinali e men che meno loro, i circa 800 lavoratori direttamente interessati, sapevano nulla. «Attendiamo una convocazione» dicono all'unisono Mirko Marsella della Fim-Cisl e Donato Gatti della Fiom. «Qui la partita è molto più grande: tra impiegati nella fabbrica, indotto diretto e indotto di secondo livello, domani (oggi per chi legge) si rischia di mettere fine al rapporto di lavoro a circa 2.000 lavoratori. Un danno economico, che mette nuovamente in ginocchio il territorio», confessa un sindacalista delegato della Uilm.

Giulietta la più amata
Poi parla un "vecchio" lavoratore che da anni è sulla catena di montaggio. E tuona: «Giulietta continua ad essere una macchina molto venduta. Su Giulia e Stelvio la differenza la doveva fare la qualità. Ma c'è una buona qualità del prodotto solo laddove c'è una buona qualità di vita lavorativa. Non si può pensare di fare in 56 secondi su Giulia e Stelvio quello che sulle altre catene di montaggio delle rivali dello stesso segmento di Giulia e Stelvio fanno in 4 minuti. Poi, è ovvio, che le vetture che noi produciamo restano sui piazzali. Il progetto Alfa e il polo del lusso va rivisto: prima che sia troppo tardi. Prima che torni la grande crisi».

Sindacati agguerriti

Intanto, poco fa è stato diffuso un volantino a firma congiunta da parte dei sindacati con il quale si ricorda come tra poche ore scadranno i contratti e nessuno sa nulla visto il perdurare del silenzio da parte dell'azienda. I sindacati sono sul piede di guerra e per il pomeriggio odierno non è escluso uno stato di agitazione all'interno dello stabilimento.

di: Alberto Simone