Nei giorni scorsi in un tweet ha rilanciato un documentario storico di Salieri sul dramma delle marocchinate. Roberta Gemma è tornata sulle polemiche che hanno riguardato "La Ciociara" in versione Salieri dicendo che il tweet «è decisamente una doverosa più che semplice puntualizzazione».

Lei è stata presso il "Monumento della Mamma Ciociara" a Castro dei Volsci per rendere omaggio alle vittime dei goumiers. Che cosa le ha lasciato quell'esperienza?
«Andare con Salieri al "Monumento della Mamma Ciociara" è stato molto emozionante. Abbiamo portato una rosa rossa e vedere questa mamma con sua figlia sulle spalle è segno di protezione e forza. La cosa che mi ha un po' destato perplessità è che la gente del posto conosceva poco della storia e anche intorno alla piazzetta c'erano dei venditori che ne sapevano, ad oggi, meno di me».
Ritiene che il dibattito, in alcuni frangenti rovente, abbia aiutato in qualche modo la promozione del film a livello commerciale?
«Con o senza dibattito il film "La Ciociara" di Salieri sarebbe andato in distribuzione e in vendita per la visione. Credo che chi ha voluto strumentalizzare il film lo abbia, in realtà, aiutato. I nomi di Mario Salieri e di Roberta Gemma sarebbero bastati da soli, comunque, per il successo della produzione. In realtà sarà stato di aiuto a chi cercava un po' di notorietà. Nella storia dell'hard ci sono stati casi di riprese anche molto più offensive. Ci sono produzioni incentrate sulla sottomissione della donna, ma nessuno si è lamentato, anzi, senza fare nomi, qualcuno viene anche lodato come artista in Italia».
Il fuoco delle polemiche ancora non si è spento. Cosa si sente di rispondere a chi l'ha attaccata?
«C'è gente che apre bocca senza sapere di cosa si tratti. Hanno giudicato una foto scattata per la copertina e detto cose che nel film non c'erano, neanche nel copione»
La trama del film è liberamente ispirata al libro di Moravia e non c'è alcun intento evocativo di quella tragedia. Nonostante ciò ritiene ancora legittima la scelta di girare il film con quel titolo e soprattutto, alla luce di quanto successo, accetterebbe eventualmente ancora di recitare nel film?
«Il film è stato girato nel 1960 quando il giudizio era più di ogni altra cosa. Nel nostro film non c'era nulla che potesse far capire di quell'esperienza drammatica. Quando mi è arrivato il copione e mi sono resa conto che la parte della protagonista era molto importante, sono entrata nel personaggio e mi sono emozionata perché c'erano dei dialoghi articolati, complessi e importanti del film. Il titolo è generico e allora dobbiamo accusare tutte le soprannominate ciociare che in tv si mostrano con decoltè in bella vista a fregio di tutto ciò?»
Sappiamo che lei è molto legata alla Ciociaria. Quale messaggio si sente di lanciare ai cittadini della provincia di Frosinone e a coloro che hanno vissuto per esperienza diretta e indiretta quella terribile tragedia?
«Sono molto legata alla Ciociaria, ho parenti e amici che conosco da 20 anni, e soprattutto persone che oggi ho nel cuore e porto loro un fiore. Purtroppo, tra il paese e la città la mentalità cambia. Di certo quello che hanno vissuto le persone di quel maledetto periodo è stato drammatico, mi dispiace. Moravia prima e De Sica poi hanno raccontato tutto di quella storia, ma il film o la scrittura non sono solo le marocchinate, c'è tanto altro. Non si può ridurre un capolavoro di film che dura circa 110 minuti, a quei 2 minuti rappresentati dalle marocchinate, e il resto del film? Noi abbiamo riportato tutto il resto: la guerra, le atrocità che, purtroppo, nella guerra non sono solamente avvenute in Ciociaria».

Dopo settimane, mesi di polemiche, il film "La Ciociara" a luci rosse uscirà. Sarà distribuito, in anteprima mondiale nella rete internet, a partire da domani, sul sito ufficiale di Mario Salieri, che ha diretto la produzione. Ad essere visibile sarà il primo episodio, dal titolo "Fuga da Roma", della trilogia in cui è diviso il film. Una notizia che non mancherà di destare un nuovo polverone, considerato il dibattito infuocato che si è sviluppato nel recente passato sull'opportunità della pellicola.
Sulla questione anche il Governo si è espresso recentemente per bocca del sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali Ilario Borletti Dell'Acqua Buitoni in risposta a una specifica interrogazione della senatrice Maria Spilabotte del Pd.
Il sottosegretario ha detto che la Direzione generale cinema, competente per il rilascio del nulla osta per la proiezione in pubblico di film, si sarebbe potuta esprimere soltanto se esso fosse stato distribuito nelle sale cinematografiche. Per la diffusione online la casa di produzione, in base alla legge, non sarebbe tenuta a presentare copia dello stesso alla Direzione generale cinema per il rilascio del nulla osta di proiezione in pubblico. Il sottosegretario ha assicurato che l'Amministrazione porrà la massima attenzione, qualora il film venisse presentato per la successiva proiezione in sala cinematografica, nell'esame della pellicola, fornendo alla Commissione tutti gli elementi necessari per una compiuta e approfondita valutazione.
La senatrice Spilabotte, come si evince dal resoconto della seduta parlamentare, si è detta soddisfatta della disponibilità mostrata in caso di pubbliche proiezioni e ha rimarcato di non aver posto alcun problema di censura legato a presunte offese al buon costume, ma di aver ritenuto inopportuno il film rispetto alla memoria di fatti storici realmente accaduti.
Gli stupri compiuti nel 1944, ha sottolineato la Spilabotte, in Ciociaria sono stati dimenticati dalla storia. Il film di Salieri, secondo la Spilabotte, offenderebbe la memoria di tutte quelle donne vittime di tali episodi efferati, alcune delle quali ancora in vita, altre morte per malattie o per le conseguenze delle violenze. L'interrogazione aveva dunque lo scopo di difendere quelle donne. Ora si vedrà cosa accadrà dopo la proiezione.

di: Pietro Pagliarella