Sarà il Comune, l'intera collettività alatrense, a farsi carico delle spese per i funerali di Mimmo Pascarella, quando questi potranno essere celebrati. Il tutto accadrà dopo lo svolgimento dell'autopsia, ci vorrà quasi certamente qualche altro giorno.

L'intervento
Lo conferma il sindaco Giuseppe Morini: «I costi per le esequie graveranno sul Comune, come sempre accade nei casi in cui una persona non abbia familiari diretti». E il primo cittadino, da noi sollecitato, non manca di commentare quanto accaduto: «Alatri è ancora attonita per quel che è successo. Pascarella? Mancherà a tutta la città. Lo conoscevano in tanti e anche qui in Comune era conosciuto, perché seguito dai Servizi sociali».

L'altra faccia della medaglia è il profilo dell'aguzzino che, purtroppo, ha messo fine ai giorni del povero Mimmo: Matteo Sbaraglia, un giovane anche lui provato da tante vicissitudini.

«Un momento di raptus, sicuramente, ha prodotto quanto sappiamo. So che questo ragazzo aveva anche lui tanti problemi». E aggiunge: «Due storie personali intrise di sofferenza». E il cui esito, drammatico e tragico, è noto. Vi è poi un altro aspetto, quello mediatico, che ha portato di nuovo la città alla ribalta delle cronache, non solo locali, per un altro fatto di sangue. Morini, in maniera pacata, parla solo dell'esigenza di fermarsi a pensare.

«È un ulteriore motivo di riflessione». Due morti violente nell'arco di pochi mesi, Emanuele Morganti prima e Mimmo Pascarella poi: esiste un disagio palpabile nella città?

«C'è un malessere diffuso ovunque», è la risposta. E rifiuta ogni etichetta che possa dipingere Alatri come luogo pericoloso, difficile nonché le facili critiche riversate addosso all'amministrazione da lui guidata.

«Ciascuno dovrebbe fare la sua parte, collaborare per migliorare la realtà che ci circonda. Ripeto: riflettiamo tutti».

Il quadro attuale
Intanto, emergono altri particolari sulla condizione che Mimmo Pascarella, stava attraversando negli ultimi periodi: «Soffriva tantissimo la solitudine e si lamentava continuamente di avere pochissime occasioni per parlare con delle persone», dicono alcuni suoi conoscenti. Era un altro momento delicato della sua faticosa esistenza, finita come sappiamo sabato scorso. Nel frattempo, proseguono le ricerche per avvisare gli ultimi e unici parenti in vita che Mimmo Pascarella aveva. L'uomo, infatti, viveva da solo nel suo appartamento di via Sardegna: non era sposato, non aveva fratelli o sorelle, aveva perso da anni il padre e l'adorata madre. Tramite i pochi amici che Mimmo frequentava ad Alatri, abbiamo saputo che vi erano dei cugini, Domenico e Alfonso Manna, originari di Santa Maria a Vico, in provincia di Caserta: le forze dell'ordine sono sulle loro tracce per avvertirli di quanto avvenuto.

Pietro Antonucci

Nel primo interrogatorio Matteo Sbaraglia ha confessato. I carabinieri erano arrivati a lui dopo aver sentito alcuni testimoni. La notte del delitto più di qualcuno ha sentito il trambusto. Ma quasi nessuno ha dato peso all'accaduto. Nessuno, infatti, ha allertato le forze dell'ordine. Solo l'indomani, alla scoperta del cadavere, qualcuno ha ricollegato quei rumori all'omicidio. Ma ormai era troppo tardi.
Da lì dunque è partita l'indagine. Un'indagine lampo. Svolta questa volta con i mezzi tradizionali. Niente intercettazioni. Solo ascolto dei testimoni e conoscenza di vittima e presunto carnefice. Poi rintracciato mentre vagava senza meta. Sbaraglia non ha saputo, finora, indicare un movente. Un delitto senza senso. Il sospettato, secondo quanto riferito al pm nelle due ore in cui è stato sentito, non ha parlato di litigi. Anzi avrebbe fatto riferimento al caso. Poteva capitare chiunque. Una frase inquietante. Che però inquadra il delitto. Un delitto che ha coinvolto due persone che vivevano nello stesso stabile e che, in comune, avevano anche il fatto di essere seguiti dal centro di igiene mentale.
Una vita difficile, finita in un modo tragico, che ha lasciato in tanti interdetti e increduli. Sono bastati quei tre colpi di mazza a sconvolgere un intero quartiere e un paese.

di: Raffaele Calcabrina

La verità sull'omicidio di Domenico Pascarella dall'autopsia e dalla perizia psichiatrica dell'omicida. Ma a indagare sull'episodio, per il quale Matteo Sbaraglia è in stato di fermo nel carcere di via Cerreto, a Frosinone, saranno chiamati anche i carabinieri del Reparto investigazioni scientifiche (il famoso Ris).
Questa mattina il sostituto procuratore Vittorio Misiti che coordina le indagini sul delitto di sabato, di via Sardegna, ad Alatri, incaricherà i professionisti per i due incarichi. Il primo atto servirà per svolgere l'autopsia. Il medico legale dovrà stabilire la causa della morte di Pascarella, accertare con quanti colpi la vittima è stata colpita con la mazza da baseball e la compatibilità tra le ferite mortali e il bastone, ritrovato in casa di Sbaraglia con delle tracce di sangue. Anche se, sulla base delle prime risultanze investigative condotte dai carabinieri, non sembrano esserci molti dubbi.
Sul bastone e sulle tracce di sangue, trovate anche sulla scena del crimine, saranno chiamati a lavorare i carabinieri del Ris. Nei prossimi giorni, infatti, sarà conferito mandato al Reparto investigazioni scientifiche per i rilievi tecnici su quei due appartamenti del condominio di via Sardegna dove si è consumata la tragedia e sull'arma, ora sequestrata. Un atto per non lasciare nulla al caso e acquisire quanti più elementi possibile per ricostruire in ogni particolare quanto accaduto intorno alle 4 della notte tra venerdì e sabato.
Sbaraglia è accusato di aver bussato alla porta del vicino (ci sarebbero dei bozzi) con la stessa mazza da baseball con la quale, appena "Mimmo" ha aperto è stato colpito. Tre colpi - ha dichiarato Sbaraglia al pm Misiti mentre lo interrogava nel pomeriggio di sabato. Ma Sbaraglia, assistito dall'avvocato Angelo Testa, non è stato in grado di fornire una ricostruzione lucida di quanto avvenuto.
Per questo, tenuto conto dei problemi di natura psichiatrica dell'arrestato, in cura al Centro d'igiene mentale, avrà un ruolo decisivo la perizia psichiatrica che lo stesso pubblico ministero affiderà ad un consulente. Bisognerà verificare, per prima cosa, se Sbaraglia era in grado di intendere e volere al momento della commissione del fatto e, se la risposta è sì, se sarà in grado di partecipare consapevolmente a un processo nei suoi confronti. Una perizia che avrà, pertanto, un ruolo fondamentale nell'economia dell'inchiesta.
Ieri, intanto, il pm ha chiesto al gip la convalida del fermo di Sbaraglia. Un atto formale che dovrebbe tenersi nella giornata odierna o, al massimo, in quella di domani. In questa occasione Sbaraglia verrebbe chiamato a ripercorrere quanto accaduto venerdì notte. Ma soprattutto a far luce su quei passaggi del delitto rimasti ancora oscuri nel corso dell'interrogatorio. La malattia di Sbaraglia su questo potrebbe aver giocato una parte non secondaria.
Lo stesso fermato al pm ha dichiarato che, quella notte, poteva capitare chiunque. E dunque non solo il povero Domenico. Nel corso del suo vagabondare per Alatri dopo il delitto, Sbaraglia avrebbe infatti incrociato anche un giovane, il quale però sarebbe riuscito ad allontanarsi senza conseguenze. Allo stesso pm il sospettato aveva poi riconosciuto di essersi reso conto di aver fatto un guaio e per questo era rimasto chiuso in casa prima di allontanarsi quando ha capito che qualcuno stava cercando Pascarella.

di: Raffaele Calcabrina