Un taglio alla produzione giornaliera di circa il 10%. Questo è quanto accadrà all'interno dello stabilimento Fca di Piedimonte San Germano a partire dal prossimo mese di novembre.
La produzione di Giulia e Stelvio subirà dunque un rallentamento passando dalle circa 300 unità assemblate per ogni turno di lavoro a 265 unità. Il motivo, ancora, una volta, è da andare a cercare… in Cina! Perché le nuove regole del mercato orientale stanno mettendo in difficoltà le vendite del Biscione e così i nuovi gioielli Alfa prodotti nel sito pedemontano all'ombra dell'Abbazia, ovvero Giulia e Stelvio, rallentano la loro corsa.
Da notare, infatti, che la produzione dei due modelli a Cassino è stata fermata per quattro venerdì da metà settembre comportando una riduzione degli effettivi volumi prodotti di circa 2.000 unità. Una situazione che preoccupa e non poco, anche perché alla fine del mese c'è la scadenza del contratto ai circa 700 lavoratori interinali assunti la scorsa primavera.
E all'orizzonte si prevede un nuovo stop che, inevitabilmente, avrà ricadute anche sull'indotto che già inizia a risentire della mancanza di commesse da parte di Fca. Per questo i sindacati chiedono che si faccia al più presto chiarezza su Alfa Romeo e sullo stabilimento di Cassino. Il piano industriale del marchio prevede il lancio di diversi nuovi modelli nei prossimi anni ma le tempistiche sono del tutto ignote nonostante i rumors dei giorni scorsi.
Alfa lavorerebbe a nuovi Suv e crossover (le ultime indiscrezioni parlano di un possibile crossover compatto di segmento B da affiancare ai modelli già previsti di segmento C e E) ma per la fabbrica di Cassino resta in piedi anche l'ipotesi della Giulia Coupè. A quel punto uscirà fuori produzione la Giulietta il cui nuovo modello sarà prodotto a Pomigliano.
Restano all'erta i lavoratori del sito pedemontano e con essi le centinaia di persone impiegate nelle fabbriche dell'indotto che in questi mesi hanno portato avanti le produzioni dei pezzi a ritmo serrato e che ora, a causa di questo freno imposto dal mercato dell'Est, sono costretti a rallentare. La paura di restare fuori e senza occupazione è sempre molto alta, ma guardano tutti al futuro con speranza, il mercato è ripartito.