Non è semplice riciclaggio. È un vero e proprio sistema che assiste l'economia, che da legale diventa illegale. Le organizzazioni criminali hanno accumulato disponibilità per miliardi di euro. E ora, con l'attuale sete di liquidità, è chiaro che questa massa di denaro sporco finisce nelle casse vuote delle attività in crisi. L'azienda criminale non ha bisogno di produrre guadagni: conquista fette di mercato con l'unico obiettivo di riciclare denaro. È questo il modello di business che i clan stanno portando avanti in Ciociaria. La conferma, qualora ve ne fosse bisogno in maniera documentale, è nella bozza della relazione svolta dalla commissione consiliare speciale della Regione Lazio sulle infiltrazioni mafiose e sulla criminalità organizzata nel territorio regionale. Per la prima volta un capitolo viene dedicato all'infiltrazione della criminalità all'interno degli alloggi Ater.
Un'area cuscinetto
«La provincia di Frosinone - evidenzia il presidente della commissione Baldassarre Favara - collocandosi in posizione baricentrica tra le aree metropolitane romana e napoletana, risulta interessata da dinamiche criminali originarie di tali contesti territoriali, che si traducono nella commissione di furti, rapine, traffico di sostanze stupefacenti, operazioni di "moneylaundring" e smaltimento illegale di rifiuti».
Il nord e il sud
Nella stessa relazione emerge che la provincia è stata divisa in due aree d'interesse: il capoluogo e il cassinate. Negli ultimi tempi - spiega il documento - si è registrata una più acuta infiltrazione di sodalizi criminali campani, soprattutto del clan dei Casalesi, perfezionatisi anche attraverso i sistematici collegamenti con esponenti autoctoni. I loro interessi, così come accertato pure dalla Dia, sono stati ben rilevati in operazioni di polizia giudiziaria che hanno coinvolto imprenditori collusi operanti tra le province di Frosinone e Latina. Edilizia, smaltimento dei rifiuti, intermediazioni immobiliari e commercio di autovetture, sono i comparti economici coinvolti.
Soldi sporchi da ripulire
La Ciociaria, a quanto pare, è diventata persino una sorta di lavatrice per ripulire i soldi sporchi. Un gruppo criminale direttamente collegato con la fazione Schiavone del clan dei "Casalesi" ha reinvestito i proventi illeciti nel settore del commercio di autovetture, società immobiliari e negozi di alta moda. Inoltre nelle aree di Cassino, Fiuggi e del Sorano si sono registrate le mire di compagini camorristiche nel tessuto economico, con spiccato riguardo ai tentativi di riallocazione e reinvestimento di capitali illecitamente accumulati, attraverso l'acquisizione di appalti e servizi pubblici.
Le famiglie
A operare sono dodici clan. Risultanze investigative hanno evidenziato la presenza di personaggi riconducibili al clan partenopeo dei "Di Lauro", alle famiglie "Esposito" di Sessa Aurunca e "Belforte" di Marcianise, alle compagini "Mallardo", "Venosa", "Amato-Pagano". Accertata pure la gravitazione di ulteriori compagini, camorristiche, come i clan "Gallo", "Licciardi", "Gionta", "Setola" e "Giuliano83". Nel Cassinate, inoltre, è cresciuta in maniera esponenziale una realtà criminale territoriale riconducibile a gruppi di etnia rom radicati da lungo tempo nella zona.
Case popolari sotto la lente
Un capitolo stavolta è stato dedicato alla situazione della criminalità nelle Aziende territoriali per l'edilizia residenziale di Roma, Latina e Frosinone, che appaiono in balìa di alcune consorterie criminali nella gestione degli immobili, occupati abusivamente, o per la vendita di sostanze stupefacenti. A riferirlo alla commissione è stato lo stesso commissario Ater Antonio Ciotoli, che ha fatto notare come le indagini svolte dalla squadra mobile e dal nucleo operativo dei carabinieri hanno disarticolato sodalizi criminali locali dediti al narco traffico che avevano costituito nel complesso del Casermone un'imponente piazza di spaccio, con tanto di vedette, operativa h24. Il giro d'affari, di chi vive negli alloggi popolari, era di 40.000 euro al giorno.