Caso Bove, derubricato il reato ipotizzato in prima battuta nei confronti dell'unico indagato. Mercoledì l'operaio di San Giorgio assisto dall'avvocato Raffaele Panaccione sarà in procura per essere ascoltato dal sostituto procuratore D'Orefice: un passaggio necessario e fondamentale. La morte del giovane Emanuele, trovato senza vita accanto alla sua auto sfondata a colpi d'ascia in via Roma, a Sant'Andrea, resta avvolta da troppi misteri. Chi abbia incontrato, se ci sia stata o meno una discussione prima del decesso, cosa sia realmente accaduto in quegli attimi terribili sono elementi ancora al vaglio dei carabinieri di Cassino, coordinati dalla dottoressa D'Orefice.
Solo dopo il deposito dei risultati dell'autopsia sul corpo del giovane la procura potrà decidere. Intanto, la verità dell'operaio di cinquant'anni che la prossima settimana varcherà la porta d'ingresso del palazzo di piazza Labriola potrà forse chiarire aspetti fondamentali nell'inchiesta condotta dai militari della Compagnia di Cassino sulla morte del giovane.
La vicenda
Emanuele, quarantenne di Sant'Andrea, dipendente del Caf di Pontecorvo, è stato trovato senza vita a 150 metri dalla sua auto sfondata a colpi di ascia nella tarda serata del 12 settembre. Il paese era ancora assorto, come il resto d'Italia, negli ultimi minuti della partita di Champions League, quando Emanuele avrebbe esalato l'ultimo respiro. In quei minuti alcuni erano appena usciti dal bar e stavano discutendo sui risultati quando si sono resi conto della presenza di un uomo a terra. Forse un malore, avranno pensato. Ma, avvicinandosi, hanno trovato Emanuele, a pochi passi dalla vettura con i vetri infranti, ormai senza vita: una scena spaventosa. Immediato l'arrivo dei soccorsi, così come dei carabinieri mentre il farmacista e il dentista hanno provato a rianimarlo con un lungo massaggio cardiaco. Tutto inutile.
Il fascicolo in procura
La procura ha aperto un fascicolo per un'ipotesi di omicidio volontario. Nel registro degli indagati, come atto a sua garanzia (per consentirgli di nominare un proprio consulente che avrebbe poi assistito all'autopsia), l'operaio di San Giorgio, assistito dall'avvocato Panaccione. Poi le prime indiscrezioni sui risultati dell'esame autoptico che avrebbero riferito di un malore come possibile motivo della prematura e dolorosa scomparsa. E la decisione di derubricare il reato nell'ipotesi di morte o lesioni come conseguenza di altro delitto, detenzione di armi improprie e lesioni.