Mohamed si è avvalso della facoltà di non rispondere mentre Loide Del Prete, anche lei finita in carcere con l'accusa di omicidio, ha parlato ieri mattina davanti al giudice per le indagini preliminari Pierpaolo Bortone e al pubblico ministero Luigia Spinelli per oltre due ore. Nel corso dell'interrogatorio di garanzia, assistita dall'avvocato Filippo Misserville, ha sottolineato di non aver mai picchiato Gloria e che, proprio quella sera, in realtà avrebbe voluto portarla in ospedale. Non era la prima volta che Gloria aveva dei lividi sul corpo - ha sottolineato la donna - era successo anche il 15 agosto.
La Del Prete ha spiegato che già in altre occasioni Gloria tornava a casa con evidenti segni delle percosse subite e che quando diceva di volerla accompagnare da un medico era proprio Gloria che minizzava e cercava di tranquillizzare la zia, ha riferito l'indagata. Una versione completamente opposta rispetto a quella che invece hanno ricostruito i carabinieri del Nucleo Investigativo di Latina e della Compagnia di Terracina che nel giro di un mese sono arrivati ai presunti responsabili. Ha scelto invece la strada del silenzio Mohamed Elesh Salem, il cittadino egiziano di 23 anni.
L'uomo ha preferito avvalersi della facoltà di non rispondere ed è rimasto in silenzio di fronte alle contestazioni del magistrato.
Saad non sa leggere l'italiano e pertanto non è stato in grado di esaminare con l'estrema puntualità che la vicenda richiede l'ordinanza con le accuse a suo carico (oltre 150 pagine in tutto, il cui contenuto gli è stato illustrato dal gip con accurata precisione) e ha scelto di avvalersi del diritto di non rispondere, riservandosi di chiedere un interrogatorio quando il quadro delle indagini sarà più completo. L'egiziano ha comunque rivendicato la propria innocenza, e l'unica circostanza che ha voluto far presente al giudice è stata quella di aver lui stesso chiamato i soccorsi quella notte e di aver praticato alla donna un massaggio cardiaco nel disperato tentativo di salvarle la vita.
Volevano cancellare le tracce di sangue a casa e ripulire la scena. E poi nell'ultimo periodo avevano anche radicalmente cambiato vita.
Non si vedevano più a Frosinone ma vivevano in auto, a bordo della Bmw, dormivano in macchina nella zona di Anzio, avevano cercato di mantenere un profilo basso. È questo il retroscena che emerge nell'inchiesta condotta dai carabinieri del Comando Provinciale di Latina che hanno raccolto una serie di indizi che hanno portato ai primi sospettati della morte di Gloria e cioè a Loide Del Prete e Mohamed Elesh Salem, rispettivamente zia (cugina della madre) e cognato (oltre che compagno della Del Prete) della vittima. La volontà di voler togliere il prima possibile alcune macchie di sangue appartenenti alla 23enne, lascia pensare ad un maldestro tentativo di alterare la scena e ad una personalità dei due indagati, secondo quanto sostengono gli inquirenti, anche abbastanza scaltra.
Sia Loide che Mohamed probabilmente nutrivano il timore di poter essere inchiodati da qualche elemento investigativo e forse è per questo che avevano deciso di modificare il tenore di vita. Il fatto che vivessero nell'ultimo periodo in auto lascia presagire anche una eventualità del pericolo di fuga, così come l'inquinamento di altre prove, è per questo che è stata eseguita l'ordinanza di custodia cautelare in carcere.
La misura restrittiva è stata emessa dal gip del Tribunale di Latina su richiesta del pubblico ministero Luigia Spinelli che ha accolto le risultanze investigative dei carabinieri. Il particolare che volessero cancellare le tracce del sangue di Gloria a casa, infatti, è un elemento di primo piano, uno dei tanti tasselli nel quadro accusatorio che hanno permesso di cristallizzare anche altro, tra cui l'aggancio delle celle dei telefoni dei due indagati, dentro l'auto, in un orario compatibile con la morte e infine anche i risultati che sono arrivati dall'autopsia che ha stabilito che le ferite riportate da Gloria, che poi si sono rivelate mortali, risalivano a poco prima. Sono elementi su cui si batterà la difesa ma che rappresentano il grimaldello con cui gli inquirenti sono riusciti ad aprire una porta in un caso che appariva chiuso.