Si sono tenuti ieri alle 16 a Castelpetroso i funerali di Massimo Zurlo, il trentasettenne morto dopo dodici giorni di agonia a seguito dell'aggressione a don Luigi Casatelli.

Parte della sua famiglia, residente in provincia di Isernia, ha preferito dare l'ultimo saluto al rapinatore in Molise, lontani da tante, troppe polemiche. La tensione registrata in questi giorni a Pontecorvo è stata tenuta a bada con non poca difficoltà: la notizia della morte del trentasettenne ha scatenato un clima di odio senza precedenti. E le reazioni, quelle web, sono state le più violente, alcune davvero terribili. Un clima di odio che, come accaduto subito dopo l'aggressione, è cresciuto a dismisura. A riportare la barra a dritta e condannare questi atteggiamenti di disprezzo era stato già nella giornata di venerdì il sindaco di Pontecorvo, Anselmo Rotondo.

La volontà della famiglia di far celebrare le esequie in Molise ha comunque bloccato ogni deriva violenta. Quando il trentasettenne, accusato della brutale aggressione a don Luigi, è giunto a Roma in eliambulanza il 19 agosto scorso, dopo essere stato sedato ed intubato, le sue condizioni sono apparse subito molto gravi: il volo dal parapetto della chiesa, per oltre nove metri per cercare di guadagnare la via di fuga dopo la violenza, ha comportato ferite talmente gravi da far temere subito il peggio. Diversi e complessi i traumi riscontrati dai medici: quello toracico addominale, quello ai polmoni e ancora fratture alla testa, alle costole oltre a emorragie interne. In meno di ventiquattr'ore dal suo ingresso in sala rossa, a Roma, Massimo Zurlo era già in Rianimazione.

Solo una settimana fa, con parere favorevole della procura, era stato anche sospeso il piantonamento in ospedale, proprio per le gravissime condizioni di salute riscontrate. Poi venerdì l'improvviso crollo e il decesso.

Dodici giorni d'agonia, appeso a un filo.Se Massimo Zurlo si fosse svegliato dal coma, riprendendo normali capacità vitali e intellettive, avrebbe dovuto fare i conti non solo con la giustizia: l'aggressione a don Luigi Casatelli, colpito con ferocia all'interno della cattedrale di San Bartolomeo poco prima di celebrare la santa Messa, ha lasciato tutti senza fiato. Fedeli e non. Una violenza inaudita, perpetrata su un prete indifeso per pochi spiccioli, peraltro premeditata, come accertato dai carabinieri. La notizia della sua morte ieri mattina ha diviso la città, scatenando una corrente di ritorno piena d'odio, davvero pericolosissima.

La notizia da Roma
La notizia del decesso del trentasettenne è arrivata intorno alle 10. Quando il rapinatore è giunto a Roma in eliambulanza il 19 agosto scorso, dopo essere stato sedato ed intubato, le sue condizioni sono apparse subito molto gravi: il volo dal parapetto della chiesa, per oltre nove metri, ha comportato ferite talmente gravi da far temere subito il peggio. Diversi e complessi i traumi riscontrati dai medici: quello toracico addominale, quello ai polmoni e ancora fratture alla testa, alle costole oltre a emorragie interne. In meno di ventiquattr'ore dal suo ingresso in sala rossa, a Roma, Massimo Zurlo era già in Rianimazione. Solo una settimana fa, con parere favorevole della procura, era stato anche sospeso il piantonamento in ospedale, proprio per le gravissime condizioni di salute riscontrate. Poi ieri mattina l'improvviso crollo e il decesso. La salma è rimasta nella disponibilità dell'autorità giudiziaria per tutti gli adempimenti del caso.

La vicenda
Zurlo aveva tentato il tutto per tutto dopo una corsa forsennata, non calcolando di trovarsi di fronte a un salto nel vuoto. Se fosse tornato indietro, visti i precedenti anche specifici (come il furto in chiesa a Castelpetroso, dove aveva rubato via offerte e cesti dono, riportando una denuncia da parte dei carabinieri) sarebbe finito in carcere per diverso tempo. Solo qualche istante prima la rapina a don Luigi: con il volto travisato, armato e pronto a tutto, aveva bussato alla porta della sacrestia. Dentro, don Luigi Casatelli intento a preparare la chiesa per la messa. Il colpo era premeditato. Il trentasettenne si era introdotto nella basilica cattedrale di Pontecorvo impugnando una pistola con il proiettile in canna, altre sei pallottole a disposizione, un coltello da cucina con lama seghettata, guanti in lattice e due rotoli di nastro adesivo per imballaggio. Stando a una prima ricostruzione dei militari coordinati dal tenente Tommaso De Lisa, il malvivente - dopo aver colpito il sacerdote alla testa con il calcio della pistola - ha cercato di tappare la bocca del parroco con del nastro adesivo ma il prete ha reagito con un morso, riuscendo a fuggire. Quindi l'intervento di un gruppo di giovani che stavano allestendo il festival rock nella loggia della chiesa, prima della fuga forsennata.

Quando i carabinieri dell'Aliquota radiomobile di Pontecorvo sono giunti nella cattedrale la scena è stata terribile: all'interno sangue dappertutto. Don Luigi, colpito con ferocia ha riportato ferite importanti, ma non mortali. Sin da subito, dal letto d'ospedale, il parroco ha rassicurato i suoi fedeli e riservato un messaggio di perdono al suo aggressore. Stesso pensiero domenica scorsa dal pulpito, nella sua prima messa dopo l'aggressione. Domandarsi se celebrerà anche le esequie del suo aggressore è lecito.

di: carmela di domenico