Non sente più il piccolo muoversi nel grembo e corre in ospedale. Dopo cinque ore arriva un ginecologo che le conferma il terribile sospetto. E dopo quasi ventiquattro viene sottoposta a un cesareo d'urgenza. Un dramma senza fine, quello che ha colpito in queste ore due giovanissimi genitori di Aquino che hanno presentato un esposto in procura per far luce su una morte inaccettabile. Meno di un mese prima di poter abbracciare il loro piccolo Liam, questo il nome scelto per il piccolo.

La data presunta del parto, per il loro primogenito, era quella del 26 settembre e tutto - stando a quanto dichiarato ai carabinieri di Cassino - sembrava procedere nel migliore dei modi: l'attesa, le speranze, la voglia di poter stringere tra le braccia quel piccolo tanto atteso. E invece il 28 agosto qualcosa va storto. La giovanissima mamma, di soli ventidue anni - affidandosi all'avvocato Longo dello studio 3A (società specializzata a livello nazionale nella tutela dei diritti dei cittadini) - ha raccolto tutte le sue forze. E dopo il calvario affrontato ha raccontato tutto ai carabinieri, a cui sono state affidate le delicate indagini coordinate dalla dottoressa Beatrice Siravo che ha disposto il sequestro delle cartelle cliniche e dalla salma in attesa di chiarimenti.

La denuncia
«Doveva partorire tra meno di un mese ma lunedì notte non ha più sentito muoversi il suo piccolo ed è corsa in ospedale a Cassino - spiegano dallo studio legale - Qui però non le hanno saputo dare una risposta e solo cinque ore dopo si è presentato un medico, il suo ginecologo, per comunicarle che il bambino era morto». Eppure la gravidanza, spiegano ancora dalla 3A era giunta quasi al termine (alla trentaquattresima settimana): «L'ultima ecografia, del 9 agosto, presso lo studio privato del suo ginecologo, che peraltro lavora nello stesso ospedale di Cassino, non aveva rilevato problemi. Nella notte tra domenica e lunedì, però, la giovane puerpera non sente più imovimentidel figlio e così decide di andare in ospedale». Vi giunge poco dopo le 2, riferisce nell'esposto, e spiega di essere rimasta per circa 15 minuti in attesa di essere ricevuta e di averne atteso altri dieci prima di essere destinata al reparto di Ostetricia e Ginecologia, dove arriva tra le 2.30 e le 2.45.

Il dramma senza fine
«Qui però non è disponibile nessun medico: il ginecologo di guardia - continuano ancora i legali - è impegnato in un'urgenza. La ventiduenne viene presa in cura da due infermiere, che effettuano il tracciato e l'ecografia: non si riesce a distinguere il battito cardiaco della mamma da quello del feto».

A quel punto la mamma chiede di essere visitata da un medico e invia nel cuore della notte anche un sms al suo ginecologo di fiducia che, intorno alle 8, la sottopone a un'altra ecografia e le rivela la più terribile delle verità: il cuore del piccolo Liam, così si sarebbe dovuto chiamare il bimbo, non batte più. Il calvario descritto dalla giovane, però, non è finito. Dopo le 9, il suo ginecologo le comunica che procederanno con un parto indotto ma nonostante la somministrazione dei farmaci la dilatazione non aumenta e intanto alla paziente sale anche la febbre.

«Solo alle 21.30 circa, si procede con il cesareo d'urgenza che permetterà alla mamma, alle 22.15, di dare alla luce un bambino morto: le infermiere riferiranno che il piccolo, deceduto verosimilmente per asfissia, aveva un doppio giro di cordone ombelicale avvolto attorno al collo - continuano gli avvocati - Sconvolti dal dolore, ma soprattutto tormentati dal dubbio che con un intervento immediato del medico e un cesareo il bimbo forse si sarebbe potuto salvare, i genitori, per fare piena luce sui fatti e ottenere giustizia, hanno presentato un esposto.