Un mosaico ancora mancante di alcune tessere. La ricostruzione dell'omicidio di Emanuele Morganti non potrà basarsi unicamente sulla consulenza tecnica che la procura ha affidato al dottor Saverio Potenza per l'autopsia. Necessariamente i risultati dell'esame andranno intrecciate con le numerose deposizioni raccolte dai carabinieri, e in special modo con quelle dei supertestimoni, e con altri rilievi scientifici, condotti dal Ris sulla scena del crimine e sulla stessa auto, una Skoda, contro la quale, dopo l'ultimo colpo ricevuto il giovane di Tecchiena ha battuto violentemente il capo.
Il responso della consulenza medica lascia aperte due possibilità. Ma parte da una certezza: a provocare la morte di Emanuele è stata la «gravissima emorragia cerebrale», conseguenza della frattura delle ossa del cranio. Su cosa l'abbia provocata il consulente ritiene esserci una piena compatibilità «con un urto violento del capo contro un ostacolo fisso e rigido come in particolare il montante trasverso di uno sportello chiuso di un'autovettura su cui il soggetto, cadendo pesantemente, possa aver battuto con il capo». Ovviamente - anche se il medico non lo dice - l'urto violento contro l'auto è dovuto all'ultimo dei tanti colpi ricevuti dal ragazzo, forse un pugno. E questo particolare andrà messo in luce attraverso il resto dell'inchiesta, dalle dichiarazioni testimoniali, dalle deposizioni degli indagati (a luglio c'era stato un interrogatorio fiume) e dai risultati delle investigazioni scientifiche a caccia di tracce ematiche e Dna sugli abiti della vittima e sul luogo dell'aggressione.
Il perito, tuttavia, lascia aperta una seconda possibilità. In questo caso siamo nel campo della teorica compatibilità e del non può essere escluso in assoluto che il colpo mortale sia stato inferto con un'arma, un bastone o un manganello, sferrato con violenza sulla testa di Morganti. È evidente che, in questo secondo caso, sostenere l'accusa di omicidio volontario è più facile. Nel primo, infatti, a meno di non voler sostenere il dolo eventuale, si rischia di dover contestare l'omicidio preterintenzionale. E su tale aspetto faranno leva le difese per alleggerire le posizioni dei propri assistiti. Al momento gli indagati sono otto, tutti per omicidio, dopo che inizialmente per alcuni era stata ipotizzata solo la partecipazione alla rissa, di cui tre da mesi dietro le sbarre, ovvero Paolo Palmisani, Mario Castagnacci, questi ultimi di Alatri e Michel Fortuna, di Frosinone.
Con i risultati del Ris in mano, quando si avranno, e l'informativa finale dei carabinieri, la procura potrà avere il quadro definitivo. E a quel punto ci sarà un primo bivio: decidere se chiudere l'indagine e sostenere l'accusa di omicidio, chiedendo il rinvio a giudizio degli indagati, o chiedere una proroga. Al momento, infatti, le indagini, coordinate dal procuratore Giuseppe De Falco e dai sostituti Adolfo Coletta e Vittorio Misiti, potranno continuare fino a settembre, data oltre la quale, per continuare, sarà necessaria una proroga di altri sei mesi. Proroga che potrà, poi, essere richiesta ancora fino a un massimo di 24 mesi.
Se invece la procura riterrà che gli attuali elementi sono sufficienti a sostenere un'accusa di omicidio davanti alla Corte d'assise si andrà verso la richiesta di rinvio a giudizio che sarà esaminata dal gup o per un giudizio immediato. A quel punto le difese potranno optare per un rito alternativo o il giudizio ordinario. Nel primo caso si procederà allo stato degli atti, con la possibilità di ottenere uno sconto di pena di un terzo. Tuttavia, l'orientamento dei legali (il collegio difensivo è composto dagli avvocati Bruno Naso, Giampiero Vellucci, Riccardo Masecchia, Giorgio Beni, Angelo Bucci, Massimiliano Carbone, e Marilena Colagiacomo) è quello di giocarsi le carte nel giudizio ordinario. Una scelta che fa il paio con il chiaro intento di puntare sull'omicidio preterintenzionale. A supportare la pubblica accusa poi ci sarà anche la parte civile, con l'avvocato Enrico Pavia che rappresenta gli interessi della famiglia Morganti, e che ritiene invece che la perizia risolva i dubbi finora emersi.
A dibattimento avranno un peso le dichiarazioni testimoniali dei presenti al Miro. Decine e decine le deposizioni raccolte dai carabinieri, molte delle quali contraddittorie, evasive se non fuorviante. Ma insieme a queste ce ne sono altre, di almeno un paio di supertestimoni che potrebbero avere un ruolo decisivo nel risalire all'autore del colpo mortale inferto su Emanuele.
Omicidio Emanuele Morganti: adesso la Procura studia le mosse
Alatri - L’esito della consulenza sull’autopsia lascia due possibilità: si dovrà decidere se chiedere il rinvio a giudizio degli indagati o una proroga
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