L'ordinanza antiprostituzione slitta di 48 ore, ma raddoppia. Il sindaco di Frosinone, Nicola Ottaviani, ha battuto tutti sul tempo e, nella giornata di lunedì, aveva emanato un'ordinanza contingibile e urgente per contrastare l'attività di prostituzione in strada. Dato che l'area industriale attraversa territori di vari centri, come era stato deciso a luglio, in un comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, le ordinanze dovevano essere emanate contemporaneamente da più sindaci.
Qualcuno evidentemente deve essersi risentito. Così, è scattato un parziale contrordine. Su intervento della prefettura si è deciso che l'ordinanza del Comune di Frosinone come quella degli altri sindaci interessati dal problema (Ceccano, Ferentino, Patrica, Supino e Morolo), entrerà in vigore domani. La valutazione fatta nell'ufficio del governo è che un'ordinanza di un solo sindaco ha scarsa efficacia. Perché prostitute e trans potrebbero spostarsi di qualche metro e continuare a esercitare senza violare alcun provvedimento dell'autorità. Tenuto conto del fatto che prostituirsi non è reato, si è scelta la strada della dissuasione dei clienti con l'obiettivo di evitare che possano fermarsi in strada per contrattare la prestazione e creare intralcio alla circolazione. Altro obiettivo è impedire alle ragazze, nell'adescamento, di svestirsi sempre di più.
Per un coordinamento voluto dal prefetto Emilia Zarrilli, l'ordinanza è stata differita a domani quando entreranno in vigore contemporaneamente tutte le ordinanze da parte dei sindaci dei comuni attraversati dall'asse attrezzato (a Cassino invece l'ordinanza è già in vigore). Scopo dell'ordinanza frusinate è «di prevenire e di eliminare gravi pericoli che minacciano l'incolumità pubblica e la sicurezza urbana». Nel provvedimento si richiamano diverse norme, tra cui un decreto ministeriale del 2008, che consente al sindaco di intervenire per contrastare «comportamenti che, come la prostituzione su strada, possono offendere la pubblica decenza, ovvero turbano gravemente il libero utilizzo degli spazi pubblici o la fruizione cui sono destinati o che rendono difficoltoso o pericoloso l'accesso». Peraltro diverse sentenze della Corte Costituzionale hanno stabilito che i poteri dei sindaci «possono essere finalizzati alla prevenzione e repressione dei reati e alla tutela di essenziali interessi pubblici, con possibilità di derogare a norme legislative vigenti mediante provvedimenti che si fondino sul presupposto dell'urgenza e a condizione della temporaneità».
Del resto - si evidenzia ancora nell'ordinanza - il fenomeno della prostituzione, concentrato all'interno dell'asse attrezzato, determina «evidenti criticità per la circolazione stradale». Fino al 30 settembre, a partire da domani, sarà vietato, su tutto il territorio comunale (e ieri, il sindaco Ottaviani ha fatto sapere che l'ordinanza sarà estesa alle strade limitrofe all'asse attrezzato, alla zona dell'aeroporto e alle vie d'accesso al capoluogo), porre in essere comportamenti diretti a offrire prestazioni sessuali a pagamento.
«La violazione si concretizza - si legge nell'ordinanza - con lo stazionamento e/o l'appostamento della persona e/o l'adescamento di clienti e l'intrattenersi con essi, e/o con qualsiasi altro atteggiamento o modalità comportamentali, compreso l'abbigliamento, che possano ingenerare la convinzione che la stessa stia esercitando la prostituzione». Vietato anche chiedere informazioni a chi esercita il meretricio. Altrettanto vietate le manovre pericolose e che creano intralcio alla circolazione. Fermo restando l'applicazione di sanzione penali e amministrative previste dalla legge, per la violazione dell'ordinanza sono previste sanzioni da 25 a 500 euro.
I provvedimenti, per rispettare il Testo unico degli enti locali, avranno durata fino al 30 settembre, per essere reiterati, in caso di esito positivo della sperimentazione. «Attorno al mondo della prostituzione in strada - ha dichiarato il sindaco, Nicola Ottaviani - ruotano una serie di ulteriori sottoboschi di illecito, che è opportuno reprimere o, almeno, attenuare, anche allo scopo di evitare il diffondersi di un turismo particolare, che in vetrina espone davvero poche opere d'arte e molte umane tristezze. I sindaci non hanno a disposizione molti strumenti per intervenire su questa materia, ma certamente non possono far finta di nulla, auspicando che il Parlamento, prima o poi, decida, ridefinendo l'intero perimetro di costumi e abitudini».