«Esprimo grande soddisfazione e profonda riconoscenza al commissariato di Cassino e agli uomini della squadra mobile di Frosinone per l'operazione Gold Wash». A parlare è il sindaco Carlo Maria D'Alessandro, che continua: «Era importante che venisse portata a termine questa operazione e spero anche che metta un punto fermo a quella presenza eccessiva, rispetto al territorio provinciale e nazionale, di minori egiziani non accompagnati che stanno mettendo in crisi le casse comunali e che, probabilmente, sono pure inseriti nell'ambito degli autolavaggi della città martire».
Il riferimento è al continuo "sbarco" in città di minori non accompagnati, tutti egiziani, che devono essere sistemati in cooperative deputate allo scopo a prezzi giornalieri che vanno dai 60 ai 90 euro, a fronte di un rimborso statale che si ferma a 45. Una situazione che ha fatto prevedere una grossa somma in bilancio, nonostante il clima da spending review. Ma il sindaco D'Alessandro, intanto, tira un sospiro di sollievo nella consapevolezza che sono stati assicurati alla giustizia i presunti autori delle aggressioni in centro e ribadisce il suo «plauso alla polizia di Stato e alla Procura della Repubblica».

Una faida pericolosa capace di mettere a rischio l'incolumità anche dei cittadini. Una violenza cieca nel cuore urbano, esplosa davanti a bambini, famiglie, giovani e anziani. Cassinati che hanno finanche filmato le scene dell'orrore. Ecco perché le ordinanze di custodia cautelare di ieri mattina sono un segnale alla comunità, oltre che una misura che apre a otto egiziani le porte del carcere.

Una violenza che non ha guardato in faccia a nessuno dimostrando che per gli "affari" il commando armato è disposto a tutto. «Abbiamo ricostruito - ha detto il vice questore Alessandro Tocco nel corso della conferenza in commissariato - una faida tra egiziani per la gestione degli autolavaggi dal momento che in via Casilina sud, nei pressi di Panorama, si stava aprendo una nuova attività e loro (gli otto arrestati, ndr) volevano intervenire direttamente nella gestione o impedirne l'apertura. Grazie alla ricostruzione fatta dal sostituto commissario Enzo Pittiglio, che ha gestito l'intera indagine, e dagli altri colleghi del commissariato si è scoperto che controllavano oltre 60 lavaggi sul territorio nazionale. All'interno vi lavoravano parecchi minorenni non in regola con il contratto e già segnalati all'agenzia del lavoro. I controlli continueranno per evitare che Cassino sia considerato un ring dove le persone vengono colpite con spranghe alla testa e le strade si macchiano di sangue».

Una ferita inferta alla società, nella sua apparente tranquillità quotidiana. A inquadrare ancora di più il "vulnus" ci ha pensato il procuratore Luciano D'Emmanuele che ha schematizzato un altro aspetto fondamentale: «I fatti sono particolarmente gravi e dimostrano quanto sia stabile la presenza di cittadini stranieri in città e nel cassinate. Stranieri che si inseriscono nelle attività economiche e che non rispettano le leggi della libera concorrenza e del mercato perché gli episodi contestati dimostrano come abbiamo voluto entrare in una situazione di monopolio per la gestione di autolavaggi, tale da impedire infiltrazioni. Una libertà economica violata con violenza e intimidazione. Sono fatti che danno uno spaccato molto vivace della realtà sociale ed economica del cassinate. Ringrazio la polizia di Cassino che ha operato in maniera brillante in coordinamento con il magistrato della nostra procura, il collega Mattei. L'impegno della polizia è stato riconosciuto con l'ordinanza che ha emesso dal gip del nostro tribunale, il dottor Lo Mastro con le custodie cautelari in carcere».
È il primo atto. La guerra al crimine non si arresta.

di: Katia Valente

Ricchi, potenti e organizzati. I capi guadagnano cifre da capogiro, la manovalanza affatto. Ai nemici, invece, sono riservate, sprangate in testa. Perché per un milione e mezzo di euro di business annuale, all'incirca, si è disposti anche a creare un commando armato per punire chi sgarra, chi prova a insinuarsi nel mercato, chi non si piega ai ricatti.
E le sequenze criminali scorrono in pieno centro, davanti a cittadini inermi e terrorizzati.

La geografia economica

Sessanta gli autolavaggi disseminati in provincia ma anche fuori regione. Attività commerciali in grado di garantire entrate da capogiro con costi minimi. Soprattutto laddove, come rivelano gli inquirenti, vengono impiegati anche i minorenni. Car Wash aperti a Frosinone come nella parte nord della provincia ma anche nel molisano (Isernia, Venafro e Campobasso) mentre le attività più numerose e fiorenti insistono nel "triangolo" economico Cassino-Cervaro-Sora.
Ed è nella parte bassa della Ciociaria che si concentrano intimidazioni e minacce verbali e telefoniche per «costringere alcuni connazionali a non aprire una attività di autolavaggio in via Casilina sud a Cassino in modo da non avere concorrenti nel medesimo settore», come si legge nell'ordinanza a firma del gip Lo Mastro.

Gli episodi violenti

Le "prove generali" della violenza ci sono il 29 maggio quando con spranghe di ferro e coltelli i "rivali" vengono aggrediti in una via del centro. Scattano le prime denunce. Poi il 31 maggio la barbarie va in scena in viale Bonomi. Dapprima il gruppo che fa riferimento a Ashraf, ritenuto dagli inquirenti il capo del sodalizio, sfonda il portone d'ingresso del "futuro" titolare dell'autolavaggio a Cervaro: lui e gli inquilini presenti nella casa di via Virgilio si salvano e allertano il 113. Uno sgarro nello sgarro. Un'ora più tardi si scatena la violenza. Chi resta in quell'appartamento al piano terra viene preso e malmenato. «La violenza - si legge ancora - è rivolta senza discrimine nei confronti dei soggetti presenti all'interno dell'abitazione». Una «violenza micidiale» che provoca tre feriti, uno in pericolo di vita per giorni. Le indagini degli agenti del dottor Alessandro Tocco sono immediate. Difficili dato il contesto, l'attitudine a cambiare residenza, la lingua, la vasta rete commerciale e quella di coadiuvatori. Un mondo nel quale gli uomini del Commissariato si muovono in silenzio, con discrezione: raccolgono dati, seguono piste, scavano in profondità fino a ieri mattina.

L'operazione all'alba

Sono le tre e le volanti iniziano ad accendere i motori con l'ausilio di personale della Squadra mobile di Frosinone. Si dirigono in diverse zone (Sora, Isernia, Campobasso, Roma, Cervaro) e hanno obiettivi precisi. In quelle auto saliranno otto cittadini egiziani che per gli inquirenti si sono resi responsabili, a vario titolo, in concorso tra loro, dei reati di tentato omicidio, rapina, estorsione, lesioni personali aggravate e danneggiamento.
Con l'operazione "Gold Wash" la polizia disarticola «un sodalizio criminale intenzionato a imporre con la violenza il controllo esclusivo degli autolavaggi nella città martire». Le misure cautelari in carcere vengono emesse dal Gip Massimo Lo Mastro, su richiesta del sostituto procuratore Alfredo Mattei. Le indagini, coordinate dal sostituto commissario Pittiglio consentono di chiudere il cerchio nei confronti degli autori della brutale aggressione, compiuta con spranghe di ferro e coltelli. Tre degli arrestati sono, inoltre, già stati oggetto di indagine e segnalati all'autorità giudiziaria, da parte della Squadra Mobile frusinate, per fatti analoghi verificatisi nel 2016 a Frosinone, sempre nei confronti di propri connazionali.
Ieri, polizia e procura di Cassino hanno assestato un duro colpo al crimine.

di: Katia Valente