Si va delineando in maniera abbastanza chiara la dinamica che ha portato allo scontro, prima verbale, poi fisico e, alla fine, con colpi di pistola, verso le 11.30 di martedì, in località Santi Adamini, sulla montagna di Sonnino. Premesso che tra i due nuclei familiari coinvolti nella lite i rapporti sono stati praticamente da sempre tesi, per ragioni di confini e di una strada necessaria a raggiungere le rispettive abitazioni, pare che martedì mattina, Maria Grazia Bianchi, la 45enne di Roccasecca dei Volsci ma da anni residente in quella zona, si sia soffermata a guardare quanto stesse accadendo davanti alla casa del 70enne Andrea Lattanzi, provocando la reazione di quanti si trovavano in prossimità del cancello di accesso alla proprietà.

Dalle parole alle mani e ben presto la lite è degenerata. E così, a fianco della Bianchi, sarebbe intervenuto il convivente Giuseppe Di Meo, 67 anni, originario di Sezze, mentre dall'altra parte si trovavano Andrea Lattanzi, la moglie e il cognato. Al culmine della colluttazione, il Lattanzi sarebbe entrato in casa e, dopo aver preso una scacciacani alterata, pare detenuta illegalmente, avrebbe fatto fuoco contro Di Meo e la Bianchi, sparando sette colpi e ferendoli in diverse parti del corpo. I due sono stati poi soccorsi da equipaggi del 118 che, successivamente, in ambulanza li hanno portati al campo da calcio "San Bernardino" di Sonnino, da dove due eliambulanze li hanno condotti rispettivamente al San Camillo e al policlinico Umberto I di Roma. Le indagini sono condotte dai carabinieri della stazione di Sonnino e dal Nucleo operativo e radiomobile di Terracina, coordinati dal capitano Felice Egidio, che, nella serata di martedì, hanno tratto in arresto Andrea Lattanzi per tentato omicidio, lesioni personali gravi e aggravate e detenzione illegale di arma alterata. Maria Grazia Bianchi è ricoverata nel reparto di terapia intensiva dell'Umberto I, dopo essere stata operata alla testa; a quanto è dato sapere, i medici si sono presi altre 48 ore per sciogliere eventualmente la prognosi. Giuseppe Di Meo, cui sarebbe stato estratto un proiettile dalla testa, si trova nel reparto di chirurgia del San Camillo, sotto stretta sorveglianza medica. Hanno fatto ricorso alle cure dei sanitari anche la moglie di Lattanzi (10 giorni di prognosi) e il cognato (12 giorni).

Il sostituto procuratore Valerio Di Luca, che nei prossimi giorni procederà all'interrogatorio di garanzia dell'uomo arrestato, potrebbe aver richiesto un supplemento di indagine ai carabinieri prima di prendere altre decisioni. Intanto, si è appreso che a ottobre i due nuclei familiari dovrebbero comparire in Tribunale per le denunce reciproche che si sono scambiate in passato.