A Frosinone si può contare su un sistema di monitoraggio attivo ventiquattro ore su ventiquattro e aggiornato in tempo reale. Il merito è della Protezione civile, guidata dal distaster manager Ruggero Marazzi, e della sua equipe. Il centro meteorologico, grazie al lavoro di Maurizio Cruciani, risulta essere l'unico sistema comunale di Italia di tale livello. Ieri le temperature hanno raggiunto una quota mai vista prima. Sebbene il 2015 sia stato l'anno più caldo della storia (dall'inizio delle rilevazioni nell'Ottocento), nel capoluogo la rilevazione più alta è stata quella dell'agosto 2007 con 41,4 gradi della centralina dell'Aeronautica. Ieri la temperatura massima è stata di 40,6°, ma potrebbe salire ulteriormente domani. Per la giornata di oggi, infatti, il bollettino del Ministero della salute diffuso dalla Regione Lazio prospetta 41° e per la giornata di domani ne sono attesi 42. Così abbiamo deciso di ascoltare l'autorevole opinione di Cruciani, per conoscere meglio i dettagli della situazione.
Queste ultime due giornate come sono state?
«Ieri abbiamo superato il record della centralina di piazza VI dicembre, il precedente era di 38 gradi».
Sono circolate informazioni sbagliate sulle temperature effettive, come si spiega?
«Per evitare errori bisogna rivolgersi solo agli enti preposti e scientifici, altrimenti si rischia di fare confusione».
Domani, però, si toccheranno i 42°?
«È possibile, fino a domenica purtroppo non se ne esce. Le temperature massime oscilleranno tra i 39 e i 42 gradi. Inoltre sono escluse piogge».
Ecco, questo è un altro tema molto sentito. Quale è la situazione?
«A Frosinone, tra giugno e luglio erano attesi 11 giornate di pioggia. Sono state solo 6. Il dato, infatti, è riscontrabile anche nei valori effettivi dei millimetri di acqua piovana, che si trovano al disotto della metà».
Quando si tornerà un po' a respirare?
«Verso l'undici, diciamo metà agosto, le temperature dovrebbero migliorare».
Perché si registrano valori così alti?
«È una questione di conformazione. Nelle città si creano le cosiddette isole di calore, a causa della struttura stessa degli agglomerati».