Parla solo la moglie di Franco Castagnacci. Dopo gli arresti per droga che hanno riguardato Castagnacci, 50 anni, l'unico in carcere, la moglie Florida Peku, 47, e l'amico Giorgio Boezi, 38, entrambi ai domiciliari, ieri mattina si sono svolti gli interrogatori di garanzia.
Differenti le strategie difensive adottate. Se Franco Castagnacci e Boezi hanno deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere, la donna ha risposto alle domande del gip Ida Logoluso. Assistita dagli avvocati Giampiero Vellucci e Riccardo Masecchia, Peku si è dichiarata estranea alla contestazione di spaccio di droga che la procura, sulla base delle indagini condotte dai carabinieri del Nucleo investigativo e delle compagnie di Frosinone, Alatri e Anagni. Ha respinto ogni debito dicendo di non aver nulla a che fare con questa vicenda, di non aver raccolto denaro per conto del marito o di aver avuto parte nell'attività di spaccio che viene contestata al trio. Ha avuto modo anche di dichiarare che il matrimonio tra i due è vero con riferimento ai dubbi avanzati dagli investigatori.
Per Castagnacci e Boezi, assistiti dall'avvocato Marilena Colagiacomo, la scelta è stata quella di avvalersi della facoltà di non rispondere.
Un atteggiamento prudente dettato dalla necessità di visionare gli atti d'indagine, attualmente non tutti a disposizione della difesa.
Castagnacci, uno degli indagati per l'omicidio di Emanuele Morganti (reato per il quale il figlio Mario è finito in carcere) era agli arresti domiciliari dal 1 giugno perché fermato con 15 grammi di cocaina. Ma l'attività investigativa è proseguita ritenendo quello un episodio non occasionale. I carabinieri, infatti, hanno continuato a indagare sulle varie piazze di spaccio e sui collegamenti sull'asse Frosinone-Alatri. Intercettazioni telefoniche e ambientali hanno permesso alla procura di chiudere il cerchio.
Stando alle accuse mosse dalla procura, Castagnacci senior avrebbe continuato a reggere le fila dell'attività, nonostante le restrizioni imposte dal regime dei domiciliari, avvalendosi dei suoi collaboratori. A loro avrebbe fornito istruzioni sulle modalità di approvvigionamento delle sostanze stupefacenti, di cessione agli acquirenti e perfino di recupero crediti nei confronti di chi non aveva saldato il conto. Decisivo, per i carabinieri, anche l'apporto offerto dagli altri due indagati.