Altro che fontanelle da chiudere! La crisi dell'acqua si fa sempre più drammatica. All'origine della sete c'è il fenomeno globale del clima. Dopo anni di estati tropicali, con acquazzoni monsonici pomeridiani, anche il Frusinate è a secco. Su 205 giorni (dal primo gennaio al 24 luglio) quelli in cui si è registrata pioggia (vale anche solo un'ora) sono stati 34.

Una situazione davvero allarmante che mette in ginocchio l'agricoltura e costringe gli utenti a subire piani di razionamento. E tutto sfocia in un braccio di ferro. A Frosinone sul banco degli imputati finiscono costi e dispersioni. In pratica oltre il 75% di liquido che fuoriesce dalle sorgenti, secondo Legambiente, non arriva a destinazione. Ad aprire l'ultimo fronte è Codici con un esposto alla Procura. L'associazione dei consumatori parte da Roma, sui rimpalli di responsabilità, per arrivare in Ciociaria.

«Come tutte le crisi, anche quella idrica del lago di Bracciano e il conseguente razionamento dell'acqua che coinvolgerà 1,5 milioni di romani a partire dal 28 luglio prossimo, rischia di diventare una mera bagarre politica tra accusatori e accusati su un sistema, quello idrico, che pare ingestibile». Spiega il segretario nazionale Ivano Giacomelli, relativamente alla situazione che coinvolge la capitale. E poi aggiunge: «Uno dei problemi maggiori che si hanno in Italia, infatti, è che a parte le dispersioni e gli sprechi, la metà del totale viene utilizzata in agricoltura, dove si usa anche l'acqua potabile, invece che servirsi di quella piovana. Sicuramente a parte gli interventi sulle tubature della rete idrica colabrodo e le dispersioni che arrivano fino al 44% nel Lazio, si renderà necessario rimettere mano al piano regolatore degli acquedotti regionali e censire con minuziosità i consumi e i prelievi, alla luce dei fenomeni relativi alla siccità che non saranno più emergenze date dalla contingenza, ma fenomeni a cui dovremo prepararci sempre più spesso».

A rincarare la dose, per quel che riguarda la Ciociaria, il segretario provinciale Giammarco Florenzani e il responsabile del settore idrico Angelo Terrinoni. «Anche nella provincia di Frosinone siamo in piena emergenza e le fonti d'acqua sono a livelli veramente bassissimi. Ci sono arrivate molte segnalazione da parte degli operatori del settore. È un dato di fatto che si usi acqua potabile per irrigare i campi e le coltivazioni. Appare evidente che i Consorzi di Bonifica non abbiano svolto in manieraminuziosa il loro lavoro pur essendo ben tre in tutta la provincia».

Pertanto Codici annuncia un esposto alla Procura della Repubblica di Roma per capire le responsabilità di chi è stato negligente nei suoi compiti. «Si rendono necessari cambiamenti radicali – concludono Florenzani e Terrinoni- per la gestione e il consumo della risorsa idrica nel Lazio, non lo svuotamento delle riserve, questo è il presupposto da cui partire, né tanto meno utilizzare l'acqua potabile per irrigare i campi».