Il parco comunale di Latina è intitolato alla memoria di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, i due giudici uccisi dalla mafia. Una scelta simbolica, per dire che Latina è una città che dice no al crimine e al malaffare, una scelta <forte, potente di legalità>, come ha detto la presidente della Camera Laura Boldrini. Questa è stata la nota positiva dell'evento di oggi, l'aspetto di cui la città tutta deve andare fiera. Poi c'è stato il contorno, disdicevole, dove si è assistito alla riedizione di una contrapposizione ideologica che speravamo, nel 2017, di aver affidato al passato, al dimenticatoio, al massimo alla categoria del folklore.

Invece la cerimonia che intitolava il parco a due personaggi che come pochi uniscono i sentimenti del Paese al di là degli steccati ideologici è stata sporcata da chi da una parte urlava "boia chi molla" o "Duce Duce" e dall'altra da chi s'è presentato con le bandiere rosse. Cosa c'entrassero con l'intitolazione del parco ai due giudici non lo abbiamo compreso. O forse lo avevamo capito troppo bene quando abbiamo provato a spiegare che l'operazione dell'amministrazione comunale aveva un sapore ideologico e invece di unire, divideva la città. Tutto quel che ha portato ad oggi, però, non giustifica in alcun modo l'ignoranza di chi ha coperto coi fischi il momento della deposizione delle corone di fiori sotto al monumento ai Caduti. Un danno d'immagine che paga la città tutta. O quelle urla quando dal palco si ricordava la manifestazione popolare successiva all'operazione Don't Touch.


Il presidente della Camera Laura Boldrini ha detto che "nonostante tutto è segno di democrazia anche la contestazione". Subito dopo ha però ricordato come "l''apologia del fascismo è un reato condannato dalla nostra Costituzione che è stata scritta col sangue di chi ha combattuto per la libertà". Anche il sindaco Damiano Coletta ha espresso concetti simili: "Partiamo dai valori di Democrazia e Libertà. Valori che sono garantiti dalla legalità. Valori che i partigiani hanno saputo difendere, sacrificando la loro vita per liberarci dalla dittatura nazifascista. E questa mia affermazione non è figlia di una contrapposizione ideologica, è figlia della nostra Costituzione, scritta dai nostri padri ma oggi sempre più moderna. E' figlia della Resistenza che ricordiamo ogni anno il 25 aprile e che quest'anno ha visto per la prima volta presente pubblicamente il Sindaco di Latina. Rispetto le opinioni diverse e rispetto la storia della nostra città, ma in questo momento bisogna uscire da certi equivoci, bisogna dare ordine e coerenza ai fatti e alle persone che realmente hanno fatto la storia. Chiariamolo una volta per tutte ed in maniera definitiva: in questa vicenda non c'è nessuna volontà divisoria, nessuna negazione della storia, nessun abbattimento di monumenti, ma semplicemente la volontà di unire ed affermare i valori della legalità attraverso un pezzo di storia recente in cui tutti ci identifichiamo. Chi non ha capito questo, non ha capito nulla". Laura Boldrini ha ricordato l'impegno dei giudici nella lotta alla mafia, sottolineando "l'importanza di bloccare i patrimoni, di colpire i soldi dei boss con sequestri e confische>. La presentazione dell'evento è toccata alla più giovane consigliera di Latina, Valeria Campagna. E' stata lei a ricordare come <la lotta alla mafia continuerà sulle gambe dei giovani".