Al primo e al terzo piano del palazzo di giustizia si svolgevano i processi, anche per violenza sessuale, nei locali sottostanti, nell'appartamento dell'ex custode, si consumavano le violenze. È quanto sostiene la procura di Frosinone che ha ottenuto il rinvio a giudizio dell'ex custode del tribunale. I fatti, sulla base della denuncia della donna, assistita dall'avvocato Cristiana Sordi, si sarebbero consumati tra il 2015 e i primi mesi del 2016. Teatro della vicenda, secondo l'ipotesi accusatoria, sarebbe l'appartamento allora destinato al custode. La donna aveva ricostruito quanto, durante l'ultimo periodo della convivenza, sarebbe stata costretta a subire: non solo violenze sessuali, ma anche lesioni personali e maltrattamenti in famiglia, i reati dai quali l'uomo dovrà difendersi. Lei ha raccontato di esser stata costretta a consumare rapporti sessuali contro la sua volontà. Più rapporti - sostiene la donna - che, a corredo delle proprie argomentazioni, ha prodotto anche delle registrazioni. Dopo il primo episodio, la stessa avrebbe avuto l'accortezza di utilizzare il proprio telefono cellulare per registrare quantomeno i dialoghi intercorsi tra i due. E da quelle registrazioni emergerebbero ulteriori elementi a sostegno dell'accusa. Dal canto suo, l'ex custode, assistito dall'avvocato Giampiero Vellucci, si difende da ogni accusa e sostiene che tutti i rapporti sono stati consensuali. Ha spiegato al giudice che si tratta di una macchinazione ordita dall'ex coniuge. Secondo la versione dell'imputato lei si sarebbe voluta vendicare dopo che l'uomo aveva scoperto dei presunti tradimenti e chiesto la separazione. Il gup del tribunale di Frosinone ha deciso che le accuse meritano di essere vagliate al dibattimento e ha rinviato a giudizio l'uomo per l'udienza del 13 ottobre davanti al tribunale collegiale. I fatti in contestazione sono emersi solo a seguito dell'arresto dell'uomo, bloccato con l'accusa di furto nelle stanze degli ufficiali giudiziari. Per tale vicenda l'uomo ha patteggiato la pena. Nel frattempo il Comune ha attivato un procedimento disciplinare, lo ha licenziato e si è ripreso l'alloggio di servizio.