Morta anzitempo per una diagnosi imprecisa. Lo ha stabilito il Tribunale di Frosinone nel procedimento civile contro la Asl e un medico dell'ospedale San Benedetto di Alatri, condannando l'azienda sanitaria a risarcire gli eredi della povera donna e scagionando di fatto il sanitario.
Tutto inizia nel maggio del 2008 quando Loredana Ferazzoli, all'epoca 43 anni, si sottopone a una mammografia al San Benedetto. Il referto dell'esame, che reca in calce il timbro del medico responsabile ma non la sua firma, la tranquillizza escludendo la presenza di calcificazioni sospette. A distanza di un anno, però, la donna si sottopone a una nuova mammografia, stavolta a Cassino, dalla quale emerge un quadro ben diverso con calcificazioni diffuse che, secondo la ricostruzione del giudice Vincenzo Natale, erano già visibili nel primo esame. Per la donna comincia un calvario, una lotta strenua e disperata contro un cancro al seno che alla fine, cinque anni dopo, la porta via.
Gli eredi della donna reclamano giustizia e, assistiti dall'avvocato Francesco Malafronte di Cassino, chiedono il risarcimento danni al medico e alla Asl. E il giudice stabilisce che hanno ragione: quel referto sbagliato ha ritardato il successivo intervento chirurgico e il trattamento terapeutico complicando la prognosi della donna e riducendo di fatto le sue chances di sopravvivenza.
Le indagini non riescono però ad accertare se il referto della mammografia eseguita ad Alatri sia stato realmente redatto dal responsabile del servizio, che peraltro sostiene di non averlo mai fatto. Perciò il Tribunale non accoglie la richiesta di risarcimento nei confronti di quest'ultimo, riconoscendo comunque la piena responsabilità della Asl e condannandola per questo a versare centomila euro agli eredi della donna e a pagarne altri diecimila per le spese di lite.