Delitto di Arce, a giorni il deposito delle ultime relazioni attese dai consulenti. «In settimana sapremo. Un momento importante per l'inchiesta» ha ribadito ieri il procuratore di Cassino, Luciano D'Emmanuele.

Importante in ordine a due punti fondamentali: quello investigativo in senso stretto e quello umano. Perché, completati tutti gli accertamenti necessari e consegnato il dovuto alla procura, sarà possibile far tornare la salma di Serena a casa dopo quasi 15 mesi di assenza.

«Si tratta comunque di un passaggio cruciale o per la chiusura o per una svolta. Sono fiducioso nell'operato dei consulenti e degli investigatori che tanto si sono impegnati in questo complesso caso» ha precisato il dottor D'Emmanuele che sui tempi non ha alcun dubbio: si svolgerà tutto in pochi giorni. E la svolta, se di svolta si tratta, potrebbe arrivare prima dell'estate.

Una rassicurazione di non poco conto per chi è rimasto in attesa così a lungo, primi fra tutti la famiglia Mollicone e papà Guglielmo. Due le relazioni mancanti, la più importante quella dell'anatomopatologa Cristina Cattaneo direttrice del Laboratorio di Antropologia e Odontologia forense (Labanof) di Milano dove Serena è stata trasportata per tutti gli accertamenti del caso. Due tasselli fondamentali per la definizione del quadro, offerto dalle attente indagini dei carabinieri della Compagnia di Pontecorvo che non hanno tralasciato alcun dettaglio.

Dopo sedici anni di misteri e di attesa, la verità sulla morte della studentessa di Arce scomparsa il primo giugno del 2001 e ritrovata due giorni dopo senza vita nel boschetto di Fontecupa, in località Anitrella, potrebbe non essere più soltanto legata alla speranza. Potrebbe finalmente avere la sostanza degli accertamenti scientifici e delle risultanze investigative che mancavano.

È con questo spirito che il papà di Serena aveva acconsentito affinché il corpo della sua bambina fosse estumulato per intraprendere forse il viaggio più importante. Così nel marzo dello scorso anno, dopo un notte di veglia fuori dal cimitero per paura che la sua tomba fosse profanata per non consentire di arrivare alla verità, il corpo di Serena è stato trasferito al Labanof per assicurare alla giustizia gli assassini della studentessa, quando ormai l'ombra dell'archiviazione stava per ammantare tutto.

È stato il "no" del giudice Angelo Valerio Lanna, insieme alla caparbietà del procuratore D'Emmanuele e alla professionalità dei militari del maggiore Imbratta a permettere che il caso non fosse sepolto sotto ai tanti, troppi dubbi. E forse anche a qualche sapiente reticenza. Il corpo della studentessa di Arce, che presto potrebbe dunque far ritorno a casa, di sicuro avrà potuto ancora parlare e raccontare elementi fondamentali agli inquirenti per chiudere il cerchio. La speranza si riaccende più forte che mai.