Quello della Valle del Sacco rimane un disastro ambientale di proporzioni notevoli che ha comportato una contaminazione umana di sostanze organiche persistenti, considerate tossiche dal- le organizzazioni internazionali. Proprio perché la contaminazione è persistente non esistono metodi di prevenzione e di rimozione dell'inquinante.

Sono davvero impietose le risultanze dell'ultimo rapporto di sorveglianza sanitaria pubblicato dal Dipartimento di Epidemiologia regionale del Lazio. Emersi, infatti, nuovi preoccupanti elementi di associazione tra la presenza del Beta-esacloro- cicloesano nel sangue dei residenti della "Valle della Morte" e alcune patologie, in aggiunta ai problemi della precedente pubblicazione. Dicono, senza ombra di dubbio, che si tratta di un episodio che ha implicazioni etiche, politiche e sociali di livello nazionale.

E ieri il Tg1 ha dedicato un ampio servizio a quello che, per anni, è stato un dramma ambientale tenuto ben nascosto. Ai microfoni dell'inviata Valentina Di Virgilio c'è chi ha raccontato di rifiuti interrati, sversamenti e discariche abusive. «Il 21 marzo del 2009 - ha riferito Letizia Roccasecca - invece di vedere le rondini, fuori era tutto nero». Ricordando così l'in cidente che accadde in un'azienda di produzione di pneumatici di Anagni. «Analizzando le piume delle papere venne fuori che c'era della diossina. Successivamente arrivarono pure i risultati delle analisi sulle uova, anche quelle contaminate. Da quel momento scattò il divieto di coltivare e allevare».

Sotto la lente del Tg1 pure la discarica di via Le Lame a Frosinone. «E' opportuno che si proceda celermente sulle operazioni di bonifica dell'intera valle - ha rimarcato Alberto Valleriani, presidente di Retuvasa - e sulle verifiche sanitarie». I timori maggiori restano quelli legati all'aumento esponenziale delle malattie tumorali. «L'impressione - ha denunciato il vescovo Spreafico- è di stare su un territorio che ha diverse polveriere. Purtroppo mangiamo e respiriamo veleno. Noi non vorremmo diventare come la terra dei fuochi». Ma nulla si muove.