Fatture gonfiate per i lavori e per la fornitura di gasolio nelle scuole. E il sovrapprezzo finiva nelle bustarelle per ricompensare dell'incarico ricevuto. Sono i passaggi chiave del processo nato dallo scandalo delle tombe allagate al cimitero di Frosinone. Di lì la procura mise nel mirino una serie di lavori di manutenzione, nonché le forniture di gasolio alle scuole e agli edifici comunali. Uno dei finanzieri che si è occupato delle indagini, esaminato dal pm Adolfo Coletta, ha ricostruito il meccanismo all'epoca dei fatti (dal 2005 al 2009) utilizzato per le forniture di carburante. Ha spiegato che, dopo le denunce, ci fu un crollo delle forniture, senza apparente motivo. Il finanziere ha parlato di un calo della fornitura di carburante del 416% al centro sociale dei Cavoni, per la scuola De Carolis del 564%, alla Lago Maggiore del 478%, alla Kambo del 216%, alla Rossini del 379%, alla Maiuri del 361%, alla Mastruccia del 387%, alla Ricciotti del 188% e in un altro caso del 373%. Il tutto nella stagione invernale 2008/2009 rispetto alla precedente «dai documenti di consumo acquisiti negli uffici comunali», ha chiarito il teste.

Che ha aggiunto che «il Comune non aveva i documenti attestanti la capacità di ricezione dei serbatoi». Con i vigili del fuoco i serbatoi vennero svuotati e riempiti per valutarne la capienza. «Alle scuole Mastruccia e lago Maggiore abbiamo trovato fatturato un quantitativo superiore all'erogato - ha detto il testimone - Il 4 gennaio 2006 a via Mastruccia risultano versati 3.500 litri quando il serbatoio era di mille. Il 9 gennaio alla lago Maggiore in un serbatoio da duemila ne risultavano scaricati tremila». Sentito un piccolo imprenditore, all'epoca indagato, la cui posizione fu archiviata. Questi ha puntato l'indice contro due degli imputati Stefano Natale e Anna Magliocchetti (ex dipendenti comunali a giudizio al pari di Enzo Guglielmi, l'ex dirigente Matteo Capuani, gli imprenditori Angelo Antonio Minotti, Angelo Veronesi, Italo D'Itri e Filippo Pacilli, nonché l'autista di una ditta di gasolio di Avezzano). Ha detto di aver avuto più incarichi dal Comune dal 2006 al 2009 e di aver avuto istruzioni a maggiorare le fatture.

«Incassava quei soldi?», ha chiesto il pm. «Mi hanno fatto capire che quei soldi dovevano tornare indietro», ha proseguito il teste. L'uomo che ha detto di non ricordare quanto ricevuto dal Comune ha sostenuto di aver fatto anche lavori nelle case di Natale e Magliocchetti per i quali ha ricevuto parte del compenso. L'imprenditore ha ricordato di essere stato chiamato dalla Magliocchetti subito dopo che era stato sentito dalla Finanza. La difesa Magliocchetti ha voluto chiarimenti su chi dava gli incarichi: «A volte Anna o Stefano», ha risposto il teste. Poi incalzato sul meccanismo di restituzione delle somme. «A volte davo mille a volte duemila, le mettevo in una busta e le lasciavo in ufficio». A quel punto è intervenuto il presidente Stirpe: «C'era bisogno di chiarire cosa c'era nella busta? Qualcuno le ha mai restituite?». E il teste di rimando: «Non è mai successo. Mi faceva comodo perché erano soldi sicuri». L'udienza è stata aggiornata a dicembre. La difesa è composto dagli avvocati Marzi, Castaldi, Grieco, Quadrini, Masecchia, Caliciotti e Prioreschi. Parte civile il Comune di Frosinone con l'avvocato Tarsitano.