Girano a tutte le ore. Ma la notte fanno più paura. Paura quando, in pieno centro, girano a gruppetti chiassosi come se fossero i "padroni" della strada. E, a volte, sfidano pure lo sguardo. Paura quando si incontrano lungo le strade a scorrimento veloce, come la Casilina, dove all'improvviso l'occhio cade su quei corpi in movimento - senza magari pettorine o gilet catarifrangenti - quando ormai l'auto è vicina a quel gruppetto di profughi in marcia, probabilmente, già da chilometri.
E' l'esercito dei profughi, dei richiedenti asilo, dei disperati, dei derelitti del Terzo mondo. Che però spesso, ormai troppo spesso, cadono nella mani della malavita organizzata che li trasforma in miniere d'oro, in un business dai confini ad oggi impossibili da definire. Ma altrettanto spesso si trasformano in elementi di forte "disturbo", di pericolo, specie per le donne e gli anziani, in una fonte di paura che continua a crescere, giorno dopo giorno, man mano che cresce l'ondata di nuovi arrivi.
Partono da Cassino e con buste in mano, presumibilmente, se ne tornano nelle strutture di appartenenza che, a volte, sono davvero lontane, anche ai confini con la Campania. Si incontrano pure a notte fonda, sul ciglio della strada e a passo svelto verso la meta, come fosse una passeggiata di piacere in pieno giorno lungo la Statale. Sembrano adulti, altre volte no. Ma nessuno fa domande in un universo dove si capisce solo che c'è un'emergenza nell'emergenza. La gente si lascia ispirare da una convivenza forzata, in un misto tra sentimenti di accoglienza ma, anche e soprattutto, di rabbia. E di timori sopiti che, talvolta, esplodono con grida forsennate al loro indirizzo. Ma più banalmente le domande tornano incalzanti sui controlli. Cioè su chi deve vigilare su un universo che, in quanto tale, non conosce confini.