Consegnato ai legali di Vincenzo Nacca, Costanza Distaso e Igor Fonte l'avviso di conclusione indagini. La comunicazione è arrivata agli avvocati Antonio Rauzzino e Benedetto Valerio, legali di Nacca, all'avvocato Antonio Fraioli, difensore della Distaso e a Gianluca Ciaraldi che rappresenta Igor Fonte. I primi due sono stati presidente e segretaria del seggio 30, mentre il terzo era candidato (non eletto) alle elezioni amministrative del giugno 2016. Tutti accusati di violazione della legge elettorale, Nacca e la Distaso in concorso materiale, Fonte in concorso morale in quanto beneficiario.

Ora, grazie alla notifica, i legali potranno fare richiesta di accesso agli atti e prendere visione delle perizie e dei documenti raccolti durante le indagini. I legali hanno a disposizione venti giorni per presentare la domanda e, anche in base a ciò che emergerà dalla lettura degli atti, potranno scegliere una linea difensiva. «Solo a quel punto - hanno dichiarato Rauzzino e Valerio, legali di Vincenzo Nacca - trarremo le opportune conclusioni».

La legge

Ai tre è contestato il reato di falso elettorale, di cui all'articolo 100 comma 2 Dpr 361 del 30 marzo 1957 (normativa sulle elezioni). "Chiunque, con minacce o con atti di violenza, turba il regolare svolgimento delle adunanze elettorali, impedisce il libero esercizio del diritto di voto o in qualunque modo altera il risultato della votazione, è punito con la reclusione da due a cinque anni e con la multa da lire 600.000 a lire 4.000.000 . Chiunque forma falsamente, in tutto o in parte, le schede o altri atti dal presente testo unico destinati alle operazioni elettorali o altera uno di tali atti veri, o sostituisce, sopprime o distrugge in tutto o in parte uno degli atti medesimi è punito con la reclusione da uno a sei anni. È punito con la stessa pena chiunque fa scientemente uso degli atti falsificati, alterati o sostituiti, anche se non ha concorso alla consumazione del fatto. Se il fatto è commesso da chi appartiene all'ufficio elettorale, la pena è della reclusione da due a otto anni e della multa da 1.000 euro a 2.000 euro"

La storia

Uno, o anche due, i cassinati che sarebbero stati addirittura in Africa il giorno del voto, il famoso 5 giugno. Eppure nei registri elettorali compaiono. E sotto il loro nome la dicitura di legge "persona conosciuta". Qualcuno, in sostanza, avrebbe espresso una preferenza al posto loro nella sezione 30, a Sant'Angelo, mentre gli interessati erano affaccendati in questioni di lavoro, a ore di volo dall'Italia. E i malcapitati non sarebbero da soli. Almeno una quindicina le persone che giurerebbero di non aver mai varcato la soglia del seggio - e i riscontri lo confermerebbero - mentre i loro nomi allungano la lista dei votanti alla numero 30. Una quindicina di cittadini, tutti residenti in loco, che si trovavano per lo più all'estero per motivi di studio o di lavoro (da Roma alla Francia, alla Svizzera fino all'Africa), solo un esiguo numero di quel "pacchetto" non si sarebbe mai mosso da S. Angelo. Neppure per votare! Una dozzina, invece, sarebbero all'incirca le schede contraffatte che hanno portato la magistratura a iscrivere, già a fine settembre 2016, nel registro degli indagati due persone. L'ipotesi di reato era sempre quella di violazione della legge elettorale.

Il terzo nome

Circa due mesi fa, era il 13 marzo, quando l'ex assessore Igor Fonte varcò il cancello della caserma dei carabinieri in via Sferracavalli, insieme al suo avvocato Gianluca Ciaraldi. Sereno e pronto ad affrontare una sfida impegnativa. Quella che, nelle sue intenzioni, sarebbe servita a dimostrare la sua estraneità dai fatti contestati. Fatti importanti, quando l'accusa è di falso nella legge elettorale (per le comunali) in concorso con la segretaria e con il presidente del "seggio che scotta", il numero 30. Fonte, in qualità di indagato e assistito dal suo legale decise di avvalersi della facoltà di non rispondere. Avrebbe potuto riferire cose già dette all'inizio delle indagini, avviate dal sostituto Bulgarini Nomi, allora in qualità di persona informata sui fatti. Ma non avendo possibilità di visionare gli atti fino a chiusura dell'inchiesta, la difesa ha suggerito di attendere.

L'ultimo step

I carabinieri hanno consegnato al dottor Bulgarini ulteriori sessanta pagine di informativa che hanno integrato agli atti già depositati. Dalle nuove carte non sembra sia emerso alcun elemento nuovo. E la storia si è avviata a una svolta. Il dottor Bulgarini ha tratto le sue conclusioni. È stata messa la parola fine alle delicate, quanto complesse, indagini. Ora Fonte potrà chiedere di essere ascoltato o produrrà memorie o depositerà indagini difensive nei termini dei 20 giorni previsti dalla legge.