Fuori dalle chiese, agli incroci, nelle vie più trafficate della città, davanti ai supermercati o agli uffici postali, organizzati in gruppi o singolarmente. Perfino al cimitero. Si tratta di persone di colore che chiedono l'elemosina in modo molto insistente, soprattutto nei confronti dei più anziani. Difficile non restare impietositi di fronte a chi ha bisogno. E chi ne soffre di più sono proprio quelle persone che non vogliono sentirsi razziste e che ritengono che camminare per strada, senza essere importunate, sia un diritto fondamentale.

Gli approcci che fanno, anche se sono solo parole, a volte rappresentano una forma d'aggressione. Il sospetto è che dietro di loro si celi un vero e proprio racket. Per molti mendicare è diventata una vera e propria azienda, che poco lascia ai veri bisognosi e che, invece, ingrassa organizzazioni che con i proventi delle questue acquista droga da spacciare. Fra chi chiede aiuto, infatti, secondo le testimonianze dei cittadini, ci sono anche richiedenti asilo. Che non dovrebbero trovarsi lì ma nei centri di accoglienza deputati all'assistenza e all'integrazione.

Il fenomeno, che va avanti da tempo, è esploso pesantemente dopo che il sindaco di Frosinone ha invitato il Prefetto ad attivare le forze dell'ordine. Nicola Ottaviani, a seguito di una personale verifica al camposanto, ha notato che i cancelli erano presidiati da nigeriani che chiedevano soldi in maniera organizzata. «Andando al cimitero - fa notare - abbiamo potuto notare alcuni migranti intenti a chiedere assistenza finanziaria. Dopo aver parlato con loro, abbiamo scoperto che sono giovani nigeriani che ogni mattina partono da Fiuggi, dove risiedono, per arrivare a Frosinone a fare mercimonio davanti al cimitero e in altre zone della città».

Ieri mattina, su disposizione della dottoressa Emilia Zarrilli, è scattata un'operazione di controllo. «Ho immediatamente dato disposizione a polizia e carabinieri - evidenzia l'ufficiale di governo, proprio a seguito di quanto segnalato dal sindaco Ottaviani - di attivarsi per tre giorni consecutivi, in modo da verificare quello che sta accadendo. E soprattutto cosa c'è dietro il fenomeno dell'accattonaggio. Inoltre - aggiunge - ho fissato per la prossima settimana una riunione del comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica dove, tra gli altri argomenti, tratteremo la problematica sollevata dal primo cittadino del capoluogo, per capire da dove vengono e cosa fanno i profughi che arrivano a Frosinone dalle città limitrofe. All'esito dei risultati - argomenta il prefetto - chiederemo conto ai presidenti delle cooperative che gestiscono i progetti di accoglienza, se tengono sotto controllo i richiedenti asilo, facendo anche notare che non è possibile che i loro ospiti facciano accattonaggio. Anche perché hanno da che vivere».

I controlli al momento, riguarderanno solo il capoluogo. «Se arriveranno altre segnalazioni - conclude la Zarrilli - estenderemo le verifiche». La falla dei controlli è determinata dal fatto che il sistema di accoglienza dei centri, per legge, è aperto e i migranti, come è giusto che sia, sono liberi di uscire, durante il giorno. Gli orari sono elastici. Caratteristiche che, però, rendono l'accoglienza permeabile ai trafficanti, i quali, nella maggioranza dei casi, agganciano i profughi fin dalla partenza. E li costringono a elemosinare per ripagare il proprio debito. Una moneta per volta.

La Prefettura: a viale Volsci sono in troppi

I condomini del palazzo di viale Volsci (sulla Monti Lepini) hanno avuto ragione. Dieci dei circa trenta profughi alloggiati dalla "Molise Vacanze Srl" negli appartamenti al primo piano, dovranno essere immediatamente trasferiti, come disposto in un recente provvedimento della Prefettura. La decisione è arrivata a seguito di due sopralluoghi. Il primo chiesto dall'amministratore condominiale ed effettuato il 22 marzo dalla Asl, nella cui relazione è emerso un sovraffollamento di quattro unità. Il secondo ad opera dell'organismo interno di controllo della Prefettura, che ha appurato la non legittimità dei lavori fatti nello stabile, consistenti nell'accorpamento degli immobili per favorire la permanenza dei migranti.

Adesso, si legge dal documento della Prefettura, otto stranieri dovranno essere portati nella sede dell'ente Azzurra, mentre gli altri due andranno nella struttura d'accoglienza della Molise Vacanze (a Roccasecca). Toccherà alle due parti accordarsi. Il proprietario degli immobili non ha voluto argomentare su quanto stabilito, limitandosi a contestare l'esito dell'ispezione.

Una vicenda spinosa, quella del palazzo di viale Volsci, che sostanzialmente ha rilevato tutta una serie di forzature. Ne avevano il presentimento gli abitanti del palazzo, secondo i quali le strutture non erano in grado di ospitare un numero tale di migranti. Ad avvalorare questa impressione è stata, appunto, l'azienda sanitaria locale, che poi ha esaminato la planimetria dei luoghi. Al momento del sopralluogo dei tecnici dell'azienda sanitaria, erano presenti nell'appartamento 10 persone, molte meno di quelle che si dice alloggino nel palazzo, ma già questo numero è bastato per affermare nella relazione che nell'immobile possono starcene al massimo sei.

L'intervento della Prefettura fa il paio con quello del Comune di Frosinone, che in un'ordinanza del 18 aprile ha diffidato dall'intraprendere ulteriori lavori edilizi e ha comunicato che saranno valutate eventuali sanzioni. Ora, alla disposizione della Prefettura, si dovrà dare tempestivo seguito e riscontro.