Gli abiti che quella sera Emanuele indossava, macchia- ti di sangue e intrisi di sputi, finiranno sotto la lente degli investigatori del Ris. I vestiti del ventenne di Tecchiena sono stati prelevati nei giorni scorsi nella abitazione dove viveva, a seguito di una richiesta avanzata dall'avvocato che assiste la famiglia Morganti.

Gli inquirenti, con ogni probabilità, chiederanno al reparto investigazioni scientifiche di comparare le tracce biologiche presenti su maglia e pantalone con quelle dei suoi aggressori. Sotto la lente finiranno pure alcuni indumenti di Mario Castagnacci. Ma non solo. L'esame tecnico irripetibile, fissato per il 10 maggio, riguarderà un tubo di ferro e persino un manganello. Dalle strette maglie del riserbo istruttorio non è, però, emerso se è quello di legno sequestrato a uno dei buttafuori la sera stessa dell'aggressione, oppure se gli investigatori abbiano finalmente scovato l'oggetto al quale danno la caccia ormai da oltre un mese.

Intanto nei giorni scorsi è stata consegnata la relazione riguardante gli esami relativi ai test tossicologici effettuati su Mario Castagnacci, Paolo Palmisani e Michel Fortuna. Chi indaga ha voluto sapere se i tre giovani erano sotto effetto di sostanze stupefacenti la sera che in piazza Regina Margherita si è scatenata l'aggressione mortale. I primi due, infatti, risultano come assuntori abituali di cocaina e altre droghe.

L'attività investigativa della procura di Frosinone prosegue, quindi, senza sosta. Anche in questi giorni si sono susseguiti una serie di summit tra gli ufficiali dell'Arma, il procuratore De Falco e i sostituti Coletta e Misiti. I vertici sono serviti per fare il punto sulla situazione e valutare gli elementi raccolti. Il pool investigativo, infatti, dopo aver ascoltato numerosi testimoni e tre uomini della sicurezza, è sempre più convinto che uno dei buttafuori abbia colpito la vittima con quello che in gergo viene chiamato "frustino". Un oggetto, notato da diverse persone la sera della rissa che, a quanto pare, è passato da una mano all'altra. L'ultima delle quali, quella dell'assassino. Emanuele, infatti, potrebbe essere morto a causa del colpo inferto con violenza sulla sua testa. In questo caso una delle due lesioni, definite in gergo "a strappo", sarebbe compatibili con una ferita di 9,5 x 3,5 centimetri, ritenuta mortale. Ferita provocata appunto con un colpo sferrato lateralmente e, dunque, probabilmente provocata con un manganello.

Il passaggio fondamentale dell'inchiesta è il collegamento tra l'arma del delitto e il suo utilizzatore. Le indagini, proprio negli ultimi giorni, si sono concentrate sullo staff del Miro. Qualcuno, infatti, avrebbe visto massacrare il ragazzo in via dei Vineri con un oggetto in ferro.