La Valle del Sacco è come la napoletana Terra dei Fuochi. Forse la situazione dell'inquinamento del fiume che scorre in parte nella provincia romana e in parte nella nostra è ancora peggiore. Ne è convinto il vescovo di Frosinone, monsignor Ambrogio Spreafico, che con il solito linguaggio della verità, durante il recente convegno sul tema "Agromafie ed Ecomafie", ha denunciato senza mezzi termini che va data subito «una risposta adeguata al disastro». Ed ha tratto considerazioni amare sul molto debole impegno della politica su questo come su altri problemi del territorio.

«Ognuno procede per la propria strada e perciò si rivela inesistente la sinergia degli interventi», ha sottolineato il vescovo con la schiettezza che lo contraddistingue. L'allarme è stato ultimamente lanciato anche dal Laboratorio dello Scalo e dall'associazione culturale "Città&Dintorni: la politica e il buon governo" che a febbraio, nel castello Colonna di Patrica, ha fatto parlare la cardiologa Cristina Volponi e la pneumologa Teresa Petricca con la dura esposizione delle percentuali sull'aumento delle patologie cardiovascolari e tumorali nella Valle del Sacco. Lo scenario delineato fa emergere una situazione di vera e propria emergenza. Siamo, forse più, ai livelli riscontrabili nella Terra dei Fuochi. Cosa hanno fatto finora le istituzioni e la politica? Niente o quasi, mentre i decessi aumentano non distinguendo tra neonati, maturi ed anziani, maschi e femmine. La Valle del Sacco vive da ben tredici anni il dramma dell'inquinamento ambientale che ha distrutto le colture agricole e causato tanti dolori nelle famiglie a causa dei veleni irresponsabilmente versati nel fiume dalle industrie. La Valle è stata prima dichiarata sito di interesse nazionale, poi declassata a regionale e poi ancora nazionale. Cosa aspettano i ministeri della Salute e dell'Ambiente ad intervenire per autorizzare gli stessi interventi della zona napoletana? Debbono aumentare le patologie provocando altre morti? E i nostri politici debbono ancora dividersi e dimostrare la loro ininfluenza verso i poteri centrali?