La verità sui veleni interrati in località Nocione è vicina. Lo si percepisce dall'impegno della procura di Cassino, che ha scelto gli uomini del colonnello Fortino per chiudere il cerchio su sospetti che durano ormai da troppi anni, mentre in quella zona si continua a morire. Lo si capisce anche dalla scelta di affidare l'aspetto scientifico degli accertamenti a ricercatori del calibro del Benecon, una delle poche cattedre Unesco. Con una squadra di scienziati composta da almeno 250 specialisti guidati dal professor Carmine Gambardella. Gli stessi che hanno chiesto l'acquisizione dei dati in Regione per procedere in una mappatura storica dell'intera area "rossa", cioè di un'analisi - come spiegato dall'équipe - che permetterà di tracciare un profilo morfologico e non solo su base storica. Soltanto in questo modo, al di là dei risultati rispetto a quanto già acquisito sui campi a rischio (che restano top secret perché colonne portanti della delicata indagine, voluta fortemente dal procuratore D'Emmanuele, tutt'ora in corso) sarà possibile arrivare forse alla chiave di volta dell'inchiesta. La comparazione dei dati che sono in fase di elaborazione dopo l'intervento del Gruppo di Esplorazione Aeromarittima con le informazioni di cui la Regione è già in possesso potrebbe permettere di stabilire quando i veleni sono stati (nell'eventualità) interrati. E quale ricaduta tutto questo abbia avuto nel tempo sul territorio e sulla struttura degli organismi viventi ivi presenti. Il lavoro è complesso e gli accertamenti della Guardia di Finanza sono ancora in atto. Ma la speranza donata a tante famiglie che in quella zona ancora abitano insieme ai loro figli e nipoti è importante. Anzi importantissima. Forse ancor più di quanto stabiliranno le indagini.