Sembrava di vedere Totò e Peppino ne "La banda degli onesti". La stampante, strano ma vero, era la stessa ma il prodotto cambiava: le banconote tirate a lucido erano in euro, pronte per essere immesse nel mercato del falso. Bancali di euro, partite inferiori ai 10 milioni - infatti - non se ne facevano. Non valeva la pena far rischiare l'organizzazione e mettere in pericolo le preziose attrezzature. Un mondo parallelo scorreva, fino a ieri mattina, nel casertano e nel napoletano.
Un mondo fatto di malaffare e di denari fiammanti che finivano pure nelle tasche di parecchi cassinati. Quasi impossibile accorgersene perché a capo del sodalizio c'era uno dei tipografi più esperti al mondo. Mano capace di regolare le macchine, calibrare gli ingranaggi e riprodurre banconote che riuscivano a ingannare pure le macchinette di controllo dei commercianti. Un lavoro da "orafo" in grado di produrre gioielli che arrivavano impacchettati nelle mani dei grossisti, per poi essere smistati agli "spacciatori". Tra questi, non potevano mancare personaggi ciociari che gravitavano nell'ambiente e avevano gli agganci giusti per le partire di soldi falsi.
La brillante operazione
A scoprire questa architettura criminale e a scardinarla sono state le indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Napoli Nord, eseguite dagli uomini della Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Napoli guidata dal colonnello Giovanni Salerno e, in particolare, dalla sezione "Altra Criminalità Economica" - articolazione del nucleo di tributaria della Finanza - specializzata anche, e non solo, nel comparto del falso nummario. Indagini elaborate e pazienti, fatte non solo di appostamenti e intercettazioni ma di osservazione, riscontri, studi, ricerche, esami. Un lavoro di intelligence che ha portato a eseguire un'ordinanza applicativa delle misure cautelari personali - emesse dal Gip del tribunale di Napoli Nord - nei confronti di 19 persone (sei arresti in carcere, undici domiciliari e due obblighi di dimora) indagate, a vario titolo, per i reati di associazione a delinquere finalizzata alla produzione e alla commercializzazione di banconote contraffatte.
Al vertice dell'associazione criminale c'era Mario Torromacco, ritenuto uno dei esperti a livello mondiale. Già arrestato nel 2012, aveva appena finito di scontare una misura alternativa al carcere. Era lui, secondo gli investigatori, a tenere le fila di una organizzazione che creava - in posti inimmaginabili - tipografie "mobili", che spuntavano e scomparivano nel giro di 10, 15 giorni, il tempo di produrre e consegnare la merce. Il quantitativo, caricato in più step, sulle auto dei corrieri - spesso di giorno, durante i festivi - finiva nelle mani dei grossisti che, poi, provvedevano a distribuirlo agli spacciatori. Una trama che è arrivata anche a Cassino e a Frosinone.
Due sarebbero le operazioni della Polizia Stradale lungo l'A1 che hanno permesso di bloccare alcune partite di soldi in viaggio nella Ciociaria. Dai riscontri della Finanza, le banconote erano quelle di Torromacco. Così gli atti dell'operazione sono stati inoltrati a Napoli, in piena collaborazione investigativa.