Al centro delle cronache pasquali c'è lui, un clochard polacco che decide di passare le festività davanti alla chiesa di Sant'Antonio, mangiando e allestendo la sua camera da letto sul portone, tra rabbia e imbarazzo di alcuni ma anche pro- fondi sentimenti di pietà come quelli della Caritas della parrocchia. Lo stesso, rimane vittima pure di un'aggressione.

La dinamica

Tutto inizia il sabato Santo. Il polacco, noto nella zona, torna a colonizzare piazza Diamare dopo che un gruppo di suoi connazionali è stato allontanato, un paio di settimane fa, da una zona limitrofa perché ha sistemato scatoloni e coperte tra il teatro Manzoni e la chiesa dedicata al santo da Padova. Un vero scempio in pieno centro al quale l'amministrazione pone subito rimedio. Lui sceglie, come "monolocale", il portone principale della chiesa, sistema lì la grossa coperta, tira fuori i suoi oggetti dallo scatolone, lì ordina tutt'intorno, e per i bisogni si sposta di poco da quella zona. Immancabile pure il vino che accompagna parecchi suoi viaggi. Si allontana, va al supermercato con i soldi delle offerte che raccoglie da quella postazione strategica e torna a gustarlo in quell'angolo.

Il clochard, adottato dalla parrocchia, è stato però di intralcio alle bande di questuanti di professione. Giornate ricche quelle delle festività pasquali per chi sceglie gli ingressi delle chiese per fare incetta di soldi. E così, sabato pomeriggio, il polacco viene preso di mira da alcuni profughi. Un primo inizia a insultarlo e a minacciarlo. I presenti capiscono poco perché parla straniero. Il polacco scappa in chiesa per chiedere aiuto al parroco, don Benedetto. Viene inseguito e continua la sceneggiata. Vogliono quel posto per chiedere le elemosine e lui è d'intralcio.

Quando anche il sacerdote esce fuori, gli immigrati sono diventati tre e lo strattonano, lo insultano, lo minacciano. Fanno di tutto per strapparlo a quel lembo di asfalto per posizionarsi lì per la ricca questua festiva. La situazione può degenerare in fretta, così il sacerdote chiama i carabinieri che arrivano immediatamente sul posto e portano via i tre profughi. Intanto il sabato pomeriggio scorre senza problemi. E davanti a ogni luogo di culto ci sono vere postazioni lavorative. In tanti, noti e meno noti, si sono attrezzati per chiedere soldi ai fedeli.

La messa pasquale

La notte di Pasqua, quando quello stesso portone si spalanca per la veglia e per la solenne celebrazione, il polacco è lì, stordito e pure infastidito da un via vai di gente che lo costringe a spostare le sue "mercanzie" di lato per consentire un minimo di passaggio. Impossibile non notarlo come pure le foto scattate dai fedeli a quella "casa" in pieno centro diventano subito virali.

Immancabili i commenti. Dopo la messa notturna della santa Pasqua scoppia la polemica. La gente si divide tra chi grida allo scandalo e chi invita a non vivere nell'indifferenza di fronte a un fratello sofferente, soprattutto in un periodo liturgico così importante nella vita di un cristiano. Post dopo post si raccontano entrambe le facce della medaglia mentre, lontani dalle chiacchiere, le persone di buon cuore vanno lì ad aiutarlo. Non vuole però muoversi dalla chiesa, in passato ha rifiutato la sistemazione nelle strutture dedicate e oggi mangia grazie al buon cuore dei volontari Caritas della parrocchia di Sant'Antonio che si premurano di portargli colazione e cena. Alla fine, nel bene o nel male, è il protagonista involontario della Santa Pasqua.