Resterà in carcere. Almeno fin quando il suo difensore, l'avvocato Giosuè Naso, non riterrà opportuno presentare istanza al tribunale del riesame. Fa solo sapere, attraverso il suo legale, che lui con il delitto non c'entra nulla. Ammette la presenza in piazza Regina Margherita la sera del pestaggio mortale. Ma a passare per un assassino proprio non ci sta.

Michel Fortuna, finito dietro le sbarre della casa circondariale di via Cerreto, con l'accusa di aver preso parte attivamente all'omicidio di Emanuele Morganti, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Il ventiquattrenne di Frosinone, arrestato dai carabinieri nella abitazione della madre lunedì pomeriggio, e comparso ieri davanti al gip Francesco Mancini per la convalida del fermo, ha tenuto la bocca chiusa. La sua strategia difensiva, stabilita da chi lo assiste, è pure quella di attendere i risultati dell'esame autoptico. Perché solo allora si potrà dire con certezza se la morte del ventenne di Tecchiena sia stata provocata da una chiave svita bulloni, da un manganello in ferro, oppure dal pugno che ha scaraventato la vittima contro la Skoda parcheggiata in piazza Regina Margherita.

«Il fermo è stato convalidato – ha spiegato l'avvocato Naso – così come era prevedibile che fosse. Anche se l'esito dell'indagine, a mio modesto avviso, si giocherà molto sui risultati della perizia autoptica. È, infatti, solo nel momento stesso in cui verrà stabilita la causa effettiva della morte di quel povero ragazzo, e cioè se riconducibile all'impatto della testa contro il fascione inferiore dell'automobile, oppure alle fratture inferte da una chiave a forma di L, fosse pure a uno strumento atto ad offendere, che saremo in condizioni di dare una qualificazione giuridica del fatto. Più fedele a quella che è effettivamente adesso. Così come resterà più facile attribuire in maniera singola le eventuali responsabilità a carico dei vari indagati».

Al responso del professor Saverio Potenza, al quale è stata affidata la consulenza tecnica, manca un mese e mezzo. Le risultanze potrebbero indurre i magistrati a cambiare parte del castello accusatorio. E l'ipotesi di reato rischia di essere derubricata anche a omicidio preterintenzionale. Ma è ancora presto per dirlo. Anche perché il pool investigativo, composto dal procuratore Giuseppe De Falco e dai sostituti Adolfo Coletta e Vittorio Misiti, non vuol lasciare nulla di intentato. Tanto che sta continuando a battere tutte le piste, proprio per arrivare a dare un nome, con assoluta certezza, a chi effettivamente ha sferrato il colpo mortale.

«Michel – ha evidenziato ancora il legale – si è avvalso della facoltà di non rispondere per mio esplicito suggerimento. Al momento non mi sembrava il caso, in una fase dove ancora non si conoscono atti e carte, se non quel poco che si evince dalla lettura del decreto di fermo, di rispondere al giudice per le indagini preliminari».

Il ragazzo, comunque, respinge tutto al mittente. A chiamarlo in causa è stato Mario Castagnacci. È avvenuto nel corso di un colloquio con chi indaga. Il "Freddo" ha riferito agli inquirenti che a sferrare il pugno letale sarebbe stato proprio il frusinate. «Il mio cliente ammette solo che quella sera lì c'era. È vero che il suo nome lo ha fatto uno degli arrestati. Confermo che è stato Mario Castagnacci. Non critico tale atteggiamento perché ognuno si difende come meglio crede. Dico solo che le indagini servono proprio per verificare la fondatezza dell'una o dell'altra prospettazione. Aspettiamo cosa verrà fuori». E sul ricorso al tribunale della libertà, l'avvocato Naso ha detto che ci sta riflettendo. «Sto pensando sul da farsi. Vedremo».