Un mix di alcol e droga: potrebbe essere stata questa la causa che ha provocato la brutalità di un pestaggio che, man mano che emergono nuovi particolari dalle carte della magistratura, assume contorni sempre più raccapriccianti. L'ipotesi, stando a quanto riporta l'Ansa, sarebbe al vaglio degli inquirenti e potrebbe avere un peso importante anche in chiave giudiziaria, rappresentando in questo caso un'aggravante del reato commesso. Alcol e stupefacenti che sarebbero stati assunti da Mario Castagnacci e Paolo Palmisani, 27 e 23 anni, e che avrebbero scatenato la furia cieca dei due nei confronti di Emanuele Morganti. In merito, si attendono conferme dai test specifici ai quali sicuramente i due saranno stati sottoposti dopo il fermo per omicidio volontario operato lunedì notte a Roma, dove i due si nascondevano a casa di una zia per sfuggire alla vendetta degli amici della vittima. Non sono però riusciti a sottrarsi alla cattura dei carabinieri di Alatri che li hanno immediatamente trasferiti nel carcere di Regina Coeli, dove si troverebbero tuttora in isolamento strettissimo, in quanto avrebbero subìto minacce da parte degli altri detenuti.

Intanto proseguono le indagini per chiarire la dinamica dell'aggressione e il ruolo avuto in essa dai vari partecipanti. Sotto la lente, in particolare, i cinque indagati ancora a piede libero: i quattro buttafuori del Miro Music Club e Franco Castagnacci, 50 anni, padre di Mario. Dall'attività investigativa sono emerse alcune testimonianze risultate decisive per arrivare al fermo dei due alatrensi e all'emissione degli avvisi di garanzia per gli altri cinque coinvolti. Una tra queste sarebbe particolarmente incisiva. Nel suo racconto il testimone avrebbe affermato di aver notato all'esterno del locale un gruppo di persone tra cui avrebbe riconosciuto Emanuele, Mario Castagnacci, Paolo Palmisani, i buttafuori del locale e una persona un po' più anziana con un maglione bianco che successivamente sarebbe stata identificata in Franco Castagnacci, padre di Mario. Emanuele, sempre stando alla testimonianza, sarebbe stato visto con la maglia strappata e rivoli di sangue che gli uscivano dalla bocca. Il testimone avrebbe anche chiesto alla vittima cosa fosse accaduto nel locale, ma, proprio durante la conversazione, Emanuele sarebbe stato colpito da Paolo Palmisani e da Mario Castagnacci. Nel racconto si affermerebbe anche che Emanuele sarebbe fuggito verso la parte alta di Piazza Regina, dove però sarebbe stato raggiunto e nuovamente picchiato a sangue. Cosa avvenuta anche una terza volta, l'ultima, quella fatale, in cui il ventenne è stato colpito al capo con una spranga, un tubo di ferro o un manganello telescopico.

Domani giornata importante sul fronte giudiziario: il Gip dovrebbe infatti pronunciarsi sulla convalida dei due fermi, mentre nell'obitorio del Policlinico Umberto I dove Emanuele è morto alle 21 di domenica dovrebbe svolgersi l'autopsia. Il protrarsi dei tempi allontana inoltre sempre di più la possibilità di una donazione degli organi, per la quale i genitori avevano dato il consenso.