Era fuggito dalla Rems di Ceccano per tre volte in meno di tre settimane. Diciotto giorni di cure che sembravano poter sortire qualche effetto sulla mente instabile del giovane. Almeno nelle speranze dei sanitari e soprattutto dei suoi familiari. Le ultime settimane di speranza per Valerio Guerrieri, il ventiduenne che ha posto fine tragicamente alla sua vita il 24 febbraio scorso nel carcere di Regina Coeli impiccandosi.
Una morte sulla quale il pm del tribunale di Roma Attilio Pisani vuole vederci chiaro, in particolare sulla decisione di trasferire il giovane dalla Rems ceccanese al penitenziario romano. Per questo ha avviato un'inchiesta e trasferito gli atti alla procura di Frosinone per chiarire se nella decisione di spedire il ragazzo in carcere sia ravvisabile il reato di falso ideologico.
Valerio Guerrieri aveva problemi di tossicodipendenza. Era finito sotto processo a Roma per resistenza e lesioni. Dava segni di squilibrio e il consulente del tribunale capitolino, Gabriele Mandarelli, aveva concluso che il giovane fosse pericoloso a causa di un vizio di mente. Giusto l'opposto della valutazione a cui erano giunti gli psichiatri della Rems di Ceccano, che il 19 dicembre scorso avevano giudicato Valerio capace di intendere e di volere. Proprio su questa valutazione contrastante la magistratura vuol fare luce.
L'avvocato della famiglia Guerrieri, Claudia Serafini, ha spiegato ieri al Corriere della Sera: «L'addio alla Rems di Ceccano è stato una tappa determinante, secondo gli inquirenti, nell'evoluzione della tragedia. Qualora Guerrieri fosse rimasto alla Rems, ipotizza la procura, il detenuto sarebbe stato curato secondo le esigenze imposte dalle sue condizioni».
Il tragico caso di Valerio e la nuova inchiesta giudiziaria confermano le criticità del trattamento dei detenuti con problemi psichiatrici a distanza di quasi tre anni dall'entrata in vigore della legge che ha abolito i vecchi Opg. «Ci sono diversi tavoli a livello nazionale e regionale che stanno lavorando su alcuni elementi della normativa che vanno messi a punto - spiega il responsabile del Dipartimento 3D della Asl e delle due Rems ciociare Fernando Ferrauti - Criticità riferite soprattutto alla definizione di pericolosità sociale, alle modifiche del codice penale, ai reparti psichiatrici delle carceri che vanno messi in grado di funzionare».