Dal carcere di Frosinone clamorosa fu l'evasione di Cesare Battisti. Era l'ottobre del 1981, quando era rinchiuso nel vecchio penitenziario di piazza Risorgimento. Erano le 13.56 e una donna citofonò al corpo di guardia, con una scusa riuscì a farsi aprire. In quello stesso momento piombò nel carcere un commando di tre persone armate che riuscì a liberare il terrorista e un altro detenuto. Battisti era accusato di quattro omicidi commessi dai Proletari Armati per il Comunismo. 

Battisti, condannato in Italia per quattro omicidi commessi negli anni Settanta, fuggì dalla Francia per rifugiarsi in Brasile nel 2004. Tre anni dopo venne arrestato dall'Interpol a Rio de Janeiro. L'Italia ne chiese l'estradizione che venne concessa dal Tribunale Supremo federale nel 2009, ma nell'ultimo giorno del suo secondo mandato, il 31 dicembre del 2010, l'ex presidente Lula annullò la decisione del Supremo e permise a Battisti di rimanere in Brasile. Ora, con il cambio di governo, la possibilità di riaprire il caso non è poi così remota anche se, da un punto di vista legale, l'ex terrorista sembrerebbe blindato. In Brasile si è sposato e ha una figlia brasiliana, una circostanza che, in altre occasioni, ha impedito l'estradizione.