Vittima del fisco. Inseguita da Agenzia delle entrate ed Equitalia, indagata e sotto processo. Per un errore dovuto a due zeri in più. È paradossale la spirale in cui si è trovata una 38enne di Monte San Giovanni Campano. B.I., residente a Colli: mai quando ha fatto correggere un errore occorso al momento di un versamento all'ufficio postale avrebbe pensato di trovarsi vittima della cieca burocrazia. Il 24 luglio 2006 B.I. si reca a versare 7.600 euro. Si tratta di una regalia di alcuni parenti in Canada per i figli. Al momento dell'uscita dalle Poste, controlla la distinta e si accorge dell'incredibile svista: le sono stati accreditati 760.012 euro. L'impiegato ringrazia e corregge l'errore. Ma la correzione risulta peggiore dell'errore. Perché sul conto l'operazione non è annullata: il versamento da 760.012 euro resta e nel rigo successivo risulta un prelievo dello stesso ammontare. Cosa che la donna poi contesterà. D'ufficio parte la segnalazione. La donna non lavora e dunque il fisco pensa subito a un'evasione. Partono gli accertamenti e una cartella esattoriale. La donna prova a spiegare l'errore: lei tanti soldi in vita sua non li ha mai visti. Figuriamoci a versarli in contanti sul conto che non potrebbe nemmeno versare per la legge sull'antiriciclaggio. Ma non c'è niente da fare. La macchina si è messa in moto e niente e nulla riesce a fermarla. Nemmeno un po'di buon senso. L'Agenzia delle entratele invia un avviso di accertamento. Contesta l'omessa dichiarazioni dei redditi per la metà dell'importo, essendo il conto cointestato, e le chiede 159.486,76 euro. La donna prova ad opporsi. Ma non c'è niente da fare. Anche Equitalia si attiva. Vengono pignorati 200 euro che aveva sul conto. Nel frattempo, la procura la mette sotto inchiesta. La donna allora si rivolge agli avvocati Anna Maria Buttarazzi e Roberto Filardi. In aula viene sentito l'impiegato postale che ammette l'errore. Ieri, l'ultima udienza e la sentenza. La donna è stata assolta con formula piena. E ora chiederà i danni.