I loro sguardi sembravano non avere un obiettivo, ma la loro mente è tornata indietro di circa settant'anni. È tornata a quei terribili e interminabili momenti. Perché quel dolore non si potrà mai risanare, ma si potrà solo affievolire. In questi giorni, però, la ferita si è riaperta con uno strappo che le ha lasciate senza fiato. Le donne che si sono ritrovate ancora una volta a dover ricordare fatti di violenza inenarrabile sono state brutalmente oltraggiate. Loro, vittime delle cosiddette marocchinate, in questi giorni hanno dovuto subire l'annuncio della pubblicazione di una versione pornografica del celebre film "La Ciociara". Proprio quel film con cui Vittorio De Sica raccontava una delle pagine più nere della storia di Pontecorvo e di molte altre zone delle province di Frosinone e Latina a causa delle violenze sessuali compiute dai goumier francesi inquadrati nel Corpo di spedizione francese in Italia, i famigerati marocchini. 

Ma nella città fluviale ogni giorno queste donne devono rivivere quanto accaduto. E devono farlo con un monumento, sorto diversi anni fa, a memoria proprio di quell'esercito che ha portato violenza, stupri e morti in questo territorio. Il sindaco di Pontecorvo, Anselmo Rotondo, ha avviato sin dal suo insediamento ogni azione necessaria per la sua rimozione. E lo ha ribadito anche venerdì pomeriggio davanti al presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani: «Ci siamo sentiti oltraggiati da questa pellicola che ripercorre in chiave pornografica le tragedie che ha vissuto la Ciociaria. Non dobbiamo vivere questo oltraggio. Ma Pontecorvo ha anche una stele che fu messa in località Sant'Esdra diversi anni fa. Le chiedo, presidente, di aiutarci per poter rimuovere quella stele. Ci aiuti a togliere quella vergogna».

E sulla pellicola pornografica è intervenuto anche il comitato "Rione Pastine" che ha consegnato una lettera, a firma del presidente Gabriele Zonfrilli, al presidente Tajani: «La riproposizione di cui si parla sarebbe un'offesa per quelle infelici donne ciociare per le quali la sola ammissione di essere state stuprate fu un'esperienza devastante e ancora oggi portano i segni della brutale ed efferata violenza cui furono sottoposte nel mese di maggio 1944 nei comuni di Esperia, Ausonia, Castro dei Volsci, Pico, Pastena, Vallecorsa e Pontecorvo, solo per ricordare alcuni dei paesi in cui si verificarono. Chiediamo di portare la nostra protesta nelle sedi istituzionali, anche europee, affinché si intervenga per far sì che il film, così riproposto, diventi oggetto di censura, evitando che dopo oltre settant'anni quella ferita, di cui ogni anno facciamo memoria nelle celebrazioni ufficiali, ritorni a sanguinare».