Sentenza clamorosa a Sant'Andrea. Un consigliere di minoranza è stato condannato a pagare 650 euro quale rimborso spese per aver postato sul suo profilo Facebook frasi riferite a una ditta edile di Tora e Piccilli, vincitrice di una gara d'appalto indetta dal Comune per eseguire i lavori sull'edificio della scuola media, frasi ritenute offensive dal titolare della stessa azienda, che ora ha dunque ottenuto giustizia. E al consigliere poteva andare anche peggio, se non avesse provveduto a rimuovere il post subito dopo l'inizio della controversia. Per parte sua, il consigliere ha sempre negato di aver riferito alla ditta alcun epiteto offensivo, di essersi limitato a esprimere il proprio pensiero critico in ordine alla qualità esecutiva dei lavori pubblici appaltati alla stessa per la manutenzione dell'edificio scolastico del Comune, e di aver in ogni caso deciso di rimuovere i post della discordia.

La sentenza di condanna è arrivata qualche giorno fa, a firma del Giudice Gabriele Sordi del Tribunale di Cassino. I fatti risalgono all'autunno scorso, quando sono apparsi in post sul social. Il 21 e il 24 novembre, secondo il giudice, il consigliere si sarebbe riferito inequivocabilmente e in modo facilmente intuibile per la comunità locale quando ha scritto "poveri vagabondi d'oltre fiume, senza meta, arte e mestiere".

Tora e Piccilli, infatti, si trova sulla sponda opposta al fiume Garigliano che attraversa il paese della Valle dei Santi. «Oggettivamente, tali post avevano carattere offensivo - ha scritto il giudice nel testo della sentenza - della reputazione della società, avendo il tono dello scherno certo fuori dal limite di continenza dell'altrimenti legittima critica, ove, e se, ancorata a fatti concreti».

Insomma, esprimere opinioni è una cosa, offendere un'altra. E la sentenza è destinata a fare scuola, nella ricerca di regole nel variegato mondo dei social. Continuando nella cronaca dei post pubblicati su FB, il consigliere di opposizione, il 12 e il 13 dicembre 2016, lamentando la qualità dei lavori eseguiti alla scuola di Sant'Andrea, ha scritto «chissà quante pance si sono riempite», alludendo, chiaramente, secondo il giudice, a elargizioni non dovute e illegali indirizzate agli organi di controllo da parte della ditta appaltatrice. Ora, il periculum in mora non sussisterebbe più in quanto il consigliere ha provveduto a rimuovere i post, ma il giudice ha emesso nei suoi confronti un ammonimento a non reiterare il comportamento nei confronti della società e la condanna a pagare le spese. È stato condannato a rimborsare alla controparte le spese anticipate da quest'ultima per la lite, che, già operata la loro compensazione per la metà, ha liquidato in 50 euro per esborsi e in 600 euro per compensi professionali. Soddisfazione ha espresso il titolare dell'azienda che ha sottolineato come sia necessario regolamentare il mondo digitale.