Il buco c'è, e si vede. Non c'è bisogno di andare avanti a cercare gli F24. Non c'è un «macroscopico errore dell'Inps» come aveva affermato l'ex rettore Attaianese nel faccia a faccia con Betta alcuni giorni fa. A rivelarlo è stato il rettore Giovanni Betta nel corso del Consiglio d'Amministrazione di ieri. Un Cda, durato oltre quattro ore, e nel corso del quale sono emerse novità abbastanza significative.

La storia

A settembre scorso, per poter partecipare a una gara europea, l'Università ha richiesto il Durc all'Inps. Dal documento è emerso che l'Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale non era in regola con il versamento dei contributi previdenziali agli oltre 600 dipendenti (300 docenti e altrettanti del personale tecnico-amministrativo). Tra il 2011 e il 2014, quando era rettore Ciro Attaianese, non sempre sono stati versati con regolarità i pagamenti e ciò ha provocato un ammanco di 31 milioni di euro ai quali ora se ne aggiungono circa 9 tra sanzioni e penali: totale 40 milioni. Chi ha provocato questa voragine? E soprattutto: perché? E che fine hanno fatto i soldi non versati ai dipendenti? Non tutti gli interrogativi hanno ancora una risposta, ma dopo il Cda, l'interrogativo principe ha una risposta. A rivelarlo, è stato il rettore Betta e il suo delegato al bilancio Trequattrini.

La rivelazione

«Dai bilanci del 2011, 2012 2013 e 2014, vedendo alla voce uscite, si evince chiaramente quali sono le cifre che sono state pagate e quelle da pagare per quanto riguarda i contributi previdenziali. L'ex rettore afferma che non ci sono i residui passivi. Ed ha ragione: difatti sono in quelle che in gergo si chiamano partite di giro. Ecco perché è stato difficile da individuare anche per chi fa questo di mestiere». Sulle perplessità di Attaianese, che si sarebbe messo a disposizione per cercare gli F24, in quanto l'ex rettore ritiene che i pagamenti sono sempre stati fatti regolarmente, Betta scuote la testa. Poi, dopo un lungo silenzio, tuona: «Non è che queste cifre improvvisamente siano finite nelle partite di giro. Chi e perché ha deciso di fare, scientemente, queste cose lo stabilirà la magistratura, infatti nella delibera del Cda è stato stabilito di inviare tutto il materiale alla Procura della Repubblica e già è stato aperto il fascicolo dalla Corte dei Conti mentre la Finanza è venuta in ateneo a fare controlli e a recuperare informazioni: noi ci siamo messi a disposizione».

L'amarezza di Trequattrini

Il rettore vicario, nonché delegato al bilancio Raffaele Trequattrini aggiunge: «Un altro elemento di poco chiarezza stava anche nella relazione di Attaianese dove si diceva che gli oneri contributivi erano comprensivi nella voce stipendi, quindi i residui è lì che li vai a vedere: ed effettivamente sono pari a zero. Invece bisognava andare a vedere nelle partite di giro che tendenzialmente, in un bilancio, nessuno va a vedere, neanche il Collegio dei Revisori dei Conti perché generalmente sono voci che non hanno impatto sul bilancio, quindi i revisori quando vanno a fare i loro controlli le partite di giro, se non lo sanno, non le vanno a controllare».

Trequattrini, delegato al bilancio anche con Attaianese, non nasconde le perplessità. E pontifica: «Non è facile lavorare con gli ingegneri, soprattutto se c'è la sindrome dell'uomo solo al comando». Betta - pur ripetendo che non si tratta di un processo e che spetterà alla magistratura individuare i colpevoli - allo stesso modo di Trequattrini dal punto di vista umano non nasconde il dispiacere. E l'amarezza.

Bomba atomica sganciata sull'Università


La storia si può raccontare in due modi. Arrendendosi all'evidenza oppure svelandone continue sfaccettature, senza andare mai a fondo, usando dissimilazioni macchinose per non lavare i panni sporchi in pubblico e lasciare che il tempo smussi gli angoli. Giovanni Betta, sin dal primissimo istante in cui è venuto alla luce il cratere milionario, ha parlato. A viso aperto e senza mezze verità. E ogni passo che ha compiuto, ogni data che ha analizzato, ogni numero finito sotto i suoi occhi, lo ha raccontato a chi bussava in cerca di risposte.

In realtà, è partito avvantaggiato. Lui sapeva del maxi debito già tre mesi fa. E ha avuto, più di altri, il tempo di studiare, scartabellare, visionare e farsi un'idea. Ecco perché oggi non ha paura a dire, pur precisando che se ne occuperanno le autorità competenti, che le responsabilità evidentemente ci sono. Ma non è affar suo. Lui deve "solo" riportare in carreggiata l'ateneo.

Qualcuno che «scientemente» ha messo mano al bilancio. Ma la cantilena "se ne occuperà la magistratura", è continua. Certo, magari può esserci stata una mente. Ma anche qualcuno che operativamente non ha pagato l'F24. O no? «C'è stato anche chi ha premuto un bottone e sganciato la bomba atomica su Hiroshima». Dice, agganciandosi alla storia. «Le persone operative esistono. Ma su questa catena di responsabilità scattano discorsi che competono alle autorità competenti».

E per rafforzare il discorso spiega che la commissione d'indagine interna non è disciplinare, sta solo raccogliendo materiale utile alle indagini. Il rettore anche ieri ha riassunto le difficoltà di quegli anni "maledetti" (2011-2014), soprattutto alla luce del Finanziamento ministeriale (Ffo) che, a partire dal 2009, ha cominciato a scendere vertiginosamente mettendo in difficoltà l'università. «C'è stata una tensione di bilancio - data dall'Ffo - che ha portato a questa situazione. Ma non si doveva arrivare a tanto. È una cosa non responsabile». Prima o poi sarebbe emerso. Anche senza quel Durc negativo.

«Prima o poi certi elementi saltano all'occhio lavorando sul bilancio. Fino all'ultimo, in questi tre mesi, ho pensato che fosse impossibile dato il riconoscimento di intelligenza alle persone che mi hanno preceduto. Mi dicevo: non è possibile. Ma alla fine...». Discorso lungo e complicato. E la chiosa finale è come quella iniziale: «Non siamo quelli che vogliono trovare il colpevole!».