Fratelli contro fratelli. Ingiurie, minacce e liti continue per accudire l'anziano genitore alla morte della madre. E, sullo sfondo, una contesa per avere l'appartamento occupato dall'anziano, nel frattempo confinato a vivere in una sola stanza con divieto d'uso degli elettrodomestici e perfino della cucina. Sono gli ingredienti di una situazione esplosiva che, nel maggio 2012, è culminata in una furibonda lite i cui strascichi ora sono finiti in tribunale.

Il giudice per le udienze preliminari Stefano Troiani ha infatti rinviato a giudizio sei persone, tutti appartenenti allo stesso nucleo familiare. Si accusano tra di loro e minacciano reciproche costituzioni di parte civile. Sono accusati di maltrattamenti in famiglia, lesioni personali, minacce, esercizio arbitrario delle proprie ragioni. In sede di udienza preliminare è caduto, per intervenuta depenalizzazione, il reato di ingiuria. In realtà i sei, difesi dagli avvocati Giuseppe Cosimato, Giovanni Pica, Dario Simonelli e Deborah Magnante, erano già a giudizio. Solo che, alla prima udienza davanti al giudice monocratico, lo scorso aprile, gli avvocati hanno eccepito il mancato passaggio in udienza preliminare, passaggio necessario perché era contestato anche il reato di maltrattamenti in famiglia. Così è stato. Ma il risultato non è cambiato, il gup ha deciso il rinvio a giudizio e il processo inizierà nell'udienza del 19 gennaio. Ingiurie a parte, con le stesse imputazioni. Teatro del fatto è un appartamento della zona bassa del capoluogo. Lì, alla morte della compagna, rimane solo un settantenne. Di lui inizia a occuparsi una delle figlie, attirandosi le ire degli altri fratelli. La situazione si fa sempre più esplosiva. La donna, stando alle accuse, che lei respinge, avrebbe cercato di convincere l'anziano a liberare l'appartamento. Così facendo, lo avrebbe confinato in una stanza, vietandogli l'uso del televisore e del frigorifero. Lei dal canto suo, denuncia gli altri familiari di aver fatto di tutto per mandarla via di casa. Con gli stessi appetiti sulla casa. La situazione precipita un bel giorno di maggio 2012. Gli animi si surriscaldano eccessivamente e ben presto dalle parole si passa ai fatti. Tanto che più di qualcuno dei componenti della famiglia si reca al pronto soccorso per farsi refertare. Così scattano le prime denunce ai carabinieri. Si parla di lesioni, minacce e ingiurie. Ma spuntano anche i maltrattamenti. È l'anziano che lamenta le limitazioni alle quali sarebbe stato costretto. Una situazione, durata circa un anno che avrebbe provocato sofferenze fisiche e morali all'anziano, impossibilitato a muoversi liberamente e a usufruire delle più elementari comodità. Lui, che era confinato nella stanza da letto, ha raccontato nella denuncia di non esser potuto entrare in cucina nemmeno per un piatto di pasta. Ma ognuno dei familiari in lite racconta una versione diversa. Chi è accusato di aver aggredito un familiare a sua volta si dice vittima dell'altro. E non a caso i sei che subiranno il processo hanno preannunciato di volersi a propria volta costituire parte civile contro i congiunti.