Alcune gocce di una sostanza narcotizzante nel caffè e hanno potuto arraffare la catenina, il braccialetto e i soldi ad un anziano di Frosinone. L'ipotesi che sembra trovare conferma nelle indagini della Squadra Volanti della Questura del capoluogo è che proprio quella sostanza possa essere l'arma con la quale le due donne rumene, dedite alla prostituzione, sopivano, non solamente i bollenti spiriti dei loro clienti, ma anche i sensi per derubarli di ogni oggetto di valore.
Le due, una ventottenne ed una trentaduenne senza fissa dimora, sono finite casualmente nella rete dei controlli tessuta dagli agenti della Polizia ferroviaria a Frosinone. La fortuna aiuta gli audaci e in questo caso è stata dalla parte giusta, dato che gli agenti della Squadra volanti hanno notato che dal terminale della Polfer si stava interrogando il sistema in merito al nome della donna che loro stessi stavano cercando da qualche mese. La ventottenne, infatti, era stata identificata grazie alle telefonate che aveva fatto al settantatreenne del capoluogo con cui si era incontrata per una prestazione sessuale finendo poi per narcotizzarlo e rapinarlo. Nella sua denuncia di ottobre, l'anziano aveva riferito che la ragazza aveva una complice.
Immediatamente gli uomini del vice questore Giuseppe Di Franco hanno chiesto ai colleghi di bloccare le due per sottoporle ad un confronto diretto con la vittima. Un confronto che ha sgombrato il campo da ogni dubbio: «Sono loro», avrebbe detto il rapinato. Così come confermato da un referto medico, nel loro incontro, il settantatreenne a sua insaputa ha ingerito il sonnifero mischiato, con molta probabilità, nel caffè. Poche gocce senza sapore, ma dal potente effetto che lo ha lasciato completamente in balia delle due donne risvegliandosi solamente quando ormai era stato completamente alleggerito di ogni avere. Le due sono state associate in carcere a Rebibbia.